Partinico e la vittoria di Pirro

Creato il 25 giugno 2013 da Casarrubea

Il sindaco Lo Biundo

Aprendo il Giornale di Sicilia di questa mattina ho visto, con mia grande sorpresa, che a Partinico ha vinto lo schieramento di centrosinistra, mentre le due liste civiche dell’altro candidato, Gianfranco Bonnì, non ce l’hanno fatta, con il loro 44,12% dei consensi.

Ma quale centrosinistra ha vinto? Quello di ben sette liste civiche che ci hanno dato la prova di un paese ancora immaturo e diviso? Quello di un sindaco che, per rioccupare la poltrona, ha armato una moltitudine di piccole truppe mandandole alla conquista del palazzo? A quale centrosinistra si ispirano tutti questi militi? Non lo sapremo mai, perché niente e nessuno li ispira, tranne, il potere, per quello che vale, a Partinico. E per inseguire il potere, il nostro vecchio/nuovo sindaco, si è dotato di particolari antenne e di un anemometro speciale utile ai suoi scopi. Cambiando il vento, si è spostato, infatti, dal partito dell’inquisito per voto di scambio con i mafiosi di San Lorenzo di Palermo, l’eurodeputato Antonello Antinoro del Cdu, al partito del megafono di Crocetta, mettendosi in tempo utile dietro un paravento. Se il centro sinistra è questo, preferisco Emanuele Filiberto di Savoia che si è dato ai giochi sportivi internazionali, non avendo nient’altro da fare.

Ma per il giornalista il vincitore è il vecchio sindaco Salvo Lo Biundo che, certamente, con il suo 55,88% ha avuto la meglio e perciò è di diritto il nuovo sindaco. C’è un piccolo particolare, però, in questo ragionamento lapalissiano. Si è recato alle urne soltanto il 50,77% dei partinicesi, mentre l’altra metà ha preferito starsene a casa. Mi pare altrettanto evidente allora che per quanto vincitore, il vecchio/nuovo sindaco rappresenti poco più di un quarto dei partinicesi e noi, che non abbiamo peli sulla lingua, ci sentiamo autorizzati a chiamarlo il sindaco “quartino”, in  quanto rappresenta solo la metà della metà dei partinicesi.

E tuttavia ce lo dobbiamo sorbire per altri cinque anni. Dio solo sa se per le amministrative che verranno nel 2018, questo nostro cavaliere delle truppe d’assalto addestrate ad espugnare il palazzo della cosa pubblica, non presenterà un più ampio schieramento di tribù armate, ancora più esperte ad usare catapulte, costruire trabocchetti e preparare trappole per i poveri inesperti di questo nostro inguaribile paese. Ci saranno, forse, trenta liste “civiche”, ad appoggiare il futuro sindaco. Una per ogni aggregato di famiglie, o due o tre per gli aggregati di ciascun quartiere. Ma proprio per questo penso che se hanno vinto, anche questa volta, le truppe cammellate, preparate con congruo anticipo sulla data dello scontro finale, questa vittoria è un brutto segno per Partinico. Vediamo perché. Lo Biundo:

-  è un sindaco che promette e non mantiene;

-  ha un’intuizione politica che non va oltre il suo naso;

- ha poco da aspettarsi da un paese che nella maggioranza dei casi non si sente rappresentato da lui e dal codazzo degli assessori che ha già messo in campo per rispettare, con il bilancino del farmacista, accordi e patti stipulati chissà dove e quando;

- ha di fronte un paese carico di problemi, stanco e sfiduciato a tal punto che in quindici giorni la percentuale dei votati è scesa di ben 22 punti percentuale.

E non vogliamo aggiungere altro per carità di patria. E’ vero che, da quello che sembra, ha ottenuto, con la mobilitazione  del suo arcano villaggio elettorale, il 55,88% dei voti validi pari a 7763 voti, ma il suo avversario, l’avvocato Gianfranco Bonnì,  ha raggiunto, contro ogni aspettativa, il 44,12 % dei consensi, privo di potere, d’apparato e di tutto. Con i suoi 6130 voti ha dimostrato di avere un seguito non indifferente che sarebbe un sacrilegio buttare via. Tanto per cominciare questa è una parte considerevole della nostra popolazione, che costituisce una buona opposizione alla nuova amministrazione Lo Biundo. Una massa popolare che deve trovare le sue forme organizzative, quale potrebbe essere, ad esempio, un Comitato cittadino di opposizione, capace di darsi uno spazio nei social network, una strumentazione di base per la discussione, una sede reale di incontro e di elaborazione che eviti l’errore di considerare  la rete come la sede esclusiva dell’elaborazione politica.

Insomma il lavoro non finisce adesso con questo risultato un po’ scontato. E’ questo l’augurio che facciamo a Gianfranco Bonnì. Che si metta alla testa di un coordinamento di forze e di cittadini che vogliono cambiare realmente. Altrimenti Partinico sarà sempre una palude.

Giuseppe Casarrubea


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