Mentirei se dicessi che son stati giorni facili. Ricordo l'umanità varia degli ospedali. I risvegli con l'angoscia. I pensieri assurdi che ti prendono nei momenti di difficoltà. Tipo che ti chiedi, d'improvviso e senza alcun nesso apparente, dove sia finita la piccola mucca colorata che ti avevano comprato i tuoi in un mercatino hippie a Formentera. Avevi quanto? Sei anni? E cosa accidenti c'entra ora? Qui, in questa insensatezza di tornanti in mezzo al niente. Nel nero inquietante di campagne senza luci, di quelli che ti inghiottono come galassie lontane. Ché pensa alle donne che devono partorire. Ecco, di nuovo. Mannaggia a me.
Poi le storie. Riesco ad inventarmele anche a pochi minuti dalla mezzanotte, guardando due sconosciuti. Per distrarmi, suppongo. O forse perché guardo troppi telefilm. Comunque. Il fatto è che oggi parto, finalmente. É il viaggio che attendevo da più tempo. La perfezione degli eventi che si susseguono nell'arco di una stessa settimana. Davanti a me le spiagge della Costa Blanca, il fascino descritto di una Cuenca mai vista, l'inedito di un disco in una torrida Madrid. Credevo mi sarebbe servito a prendere delle decisioni, anche. A mettere un po' d'ordine in quello che non mi piace. Immaginavo i discorsi, la ricerca degli hotel a quattro stelle, un incipit ironico - ma in fondo neanche tanto - per cercare di salvare una passione. E chissenefrega, invece.Tutto cambia in un istante, e non lo fa una volta sola. Così ora parto con un senso di sbagliato in fondo al giudizio altrui. Mi sento addosso la sensazione di fuggire dai problemi, di non aver mai fatto altro in vita mia. E non é che mi piaccia granché.