Da un lato c’erano l’amore e la passione che, nonostante tutto, lei continuava a provare per lui.
Dall’altro lato c’erano il risentimento e l’incredulità per tutto il male che lui le aveva inferto a più riprese.
In mezzo stavano le opinioni del mondo, di un mondo che era stato loro sempre ostile e che adesso sembrava quasi bearsi del “te l’avevo detto!”.
In mezzo stavano i fatti, così distanti da quelli che lei aveva sempre atteso di veder concretizzarsi, eppure erano lì, in tutta la loro violenza e consistenza, un macigno che toglieva non solo il respiro, ma persino i battiti di un cuore ormai lacerato.
In mezzo stavano ancora le parole. Sì, perché certe parole, scritte d’impulso per poi accartocciarsi su se stesse per l’incapacità di trovare tangibilità, avevano ancora il potere di inebriarla e di resistere, anche alla sua stessa coscienza, anche all’esigenza vitale di salvarsi e di scappare.
L’avrebbe aspettato ancora, senza andar via, come aveva ingenuamente fatto sino a quel momento? Avrebbe atteso ancora quel treno che, per motivi che ancora stentava a comprendere, sembrava non voler giungere a destinazione?
Dicono che una donna ferita non la si ritrovi mai più anche se decide di restare.
Lei, è vero, era cambiata. Inesorabilmente e radicalmente. Nulla sarebbe più stato come prima. Non poteva essere diversamente.
Lei forse, però, non sarebbe partita.
Sperava solo che lui non ci avrebbe messo troppo a tornare e che fosse in grado, finalmente, di amarla liberamente e consapevolmente.