Di nuovo verso Dubai
Mi ero ripromessa di curare il blog durante la mia permanenza in Italia, di mettere a posto le foto arretrate e pubblicarle, ripassare, leggere qualcosa in giapponese, scrivere qualche recensione, e che ve lo dico a fare, non ho fatto nessuna di queste cose. Non sono neppure riuscita a vedere tutte le persone a cui avrei voluto raccontare di persona le sensazioni dei mesi passati a Kyoto, e questa è la cosa che mi dispiace di più. Però ho mangiato (quasi) tutto quello di cui avevo una gran voglia, ho ballato, ho passato ogni istante possibile con Paolo prima della seconda, più lunga, separazione.Sono di nuovo all'aeroporto di Dubai ad aspettare ore per il prossimo volo, per la terza volta in pochissimi mesi. La prima volta sentivo forte il distacco da casa e non riuscivo a smettere di piangere. La seconda ero in bilico tra la voglia di riabbracciare tutti e la malinconia di lasciare Kyoto, anche se solo temporaneamente. Ora non riesco a decidere se sto partendo o ritornando. Vorrei ci fossero due me, una di qua e una di là, e che nessuna delle due dovesse mai trascorrere interminabili ore in aeroporto, il più straniante tra tutti i non luoghi, un immenso labirinto sospeso in un tempo e uno spazio paralleli.
C'è un piccolo Daruma a Bologna che tiene con sé il mio desiderio, il nostro desiderio, ed è il mio legame tra Giappone e Italia, un legame che non ci pensa proprio a spezzarsi. Quando penso al suo occhietto nero, e all'altro ancora bianco e in attesa di essere disegnato, almeno una certezza ce l'ho.