Ho sempre pensato di essere diversa. Mi sentivo un torrente in piena, “la punta di una infinita freccia”, una corsa continua, innamorata ad ogni sospiro, gli occhi spalancati e sorpresi per ogni più piccola meraviglia del creato.
Sentivo il cuore delle persone accanto a me battere, andavo oltre lo sguardo, negli angoli ciechi della mente, in silenzio, ad osservarne le colorate sfaccettature.
Sorridevo spesso, fiduciosa nel presente, attenta ai dettagli, alle cose piccole, alle sfumature, poco incline al tutto, delegata alla condivisione, alla tolleranza, spesso mi rifugiavo nei miei angoli silenziosi, muta e desiderosa del mio io, gradevole spazio la solitudine. Ho sempre disegnato, dipinto, creato con le mani e la mente, rifuggito le situazioni intense, i rumori troppo forti, i botti di ferragosto, le bottiglie stappate, le luci intense mi provocano dolore, così i suoni forti. Ho amato profondamente, con ogni senso, ho amato l’amore, l’amicizia alla stessa stregua, così come i libri, i figli, la natura, il tempo, la notte, i desideri.
Ho sempre pensato di essere diversa, gli altri non erano come me. Lo sapevano, certo; mi indicavano, mi prendevano con sé, poi cambiavano, il mio esistere così possente. Me ne sono fatta una colpa, molto spesso, tentando, castrandomi, di cambiare. Di essere come gli altri, indifferente. Non è mai stata una scelta indenne da rischi e fallimenti ed ho fallito ogni volta, questo sì, tornando mesta alla mia diversità. Sono stata usata, troppo spesso credendomi debole, confondendo i miei silenzi con la paura, le mie parole credute vane, i fatti verranno, adorata, poi persa, poi amata, poi lasciata inerme, sempre ritrovata. Mi è stato chiesto scusa troppe volte, ferita altrettante.
Quando pensavo di essermi persa, trovai una parola: empatia e mi ancorai stretta.
Kelly Vivanco
http://www.kellyvivanco.com/
Poi ho capito: è la mia natura e l’unico senso è lasciarla fluire, pur con tutti i difetti e diversità, con le accezioni forti e dolorose, con la forza prepotente dei miei affetti, l’amore, il tocco delle carezze, l’ansia del tempo, lo sbocciare dei fiori, le canzoni urlate, i gesti incomprensibili, la voglia di conoscere, esistere, l’allegria, i periodi bui, il mio farmi da parte, l’esistere, la mia presenza.
Ora scopro che ho un nome.
Che non sono solo diversa, ma che ho un nome, una denominazione. Che persone come me sono state studiate e capite.
Ora scopro che ho un nome e che qualcuno mi capisce.
PAS – Persone Altamente Sensibili.
Non è una patologia, ma uno stato dell’essere.
Le persone altamente sensibili:
1. Reagiscono in modo eccessivo agli stimoli ambientali.
2. Tendono a sentirsi incomprese.
3. Sono molto empatici
4. Vivono ad un ritmo più lento.
5. Faticano a prendere le decisioni.
6. Hanno un intuito acuto.
7. Godono della solitudine
8. Sono più sensibili alle critiche.
A seguire due articoli illuminanti e molto interessanti sull’argomento
Il meraviglioso cervello delle persone altamente sensibili (qui)
Chi sono le persone altamente sensibili (qui)
“Le Persone Altamente Sensibili hanno questa particolarità: quella di sentire e capire il mondo attraverso un sistema nervoso più acuto e sofisticato. Non scelgono di essere così, lo sono e basta; perciò devono imparare a vivere con il cuore, accettando questo prezioso dono, perché soffrire non è un obbligo, ma un’opzione che non vale la pena scegliere.”
Ora scopro che ho un nome e che qualcuno mi capisce.
E non ho altra scelta che accettarmi per quella che sono: me.
Chiara