Pasolini e gli italiani

Creato il 18 dicembre 2010 da Alboino
La notizia è di questi giorni: Roma dedicherà un museo a Pier Paolo Pasolini e come si è affrettato a dichiarare il sindaco Alemanno a giustificazione dell’operazione “Pasolini è un intellettuale che fa parte della cultura di sinistra, ma che parla a tutti”. Personalmente la penso un po’ diversamente e negli accadimenti pasoliniani sono della stessa idea dell’unico vero intellettuale di destra, Marcello Veneziani, e cioè che Pasolini fu spinto per necessità verso sinistra ma che la sua appartenenza, le sue origini vanno ricercate altrove. Adesso anche un intellettuale di sinistra come Sebastiano Vassalli ammette che è necessario riconsiderare l’intera cultura del Novecento non per puro revisionismo accademico, ma come contributo alla chiarezza di ciò che si è vissuto. E su Pasolini la pensa allo stesso modo di Veneziani “Pasolini non era di sinistra, anche se in certi momenti e in certi versi avrebbe voluto esserlo: lo spirito del tempo, le amicizie, le persecuzioni dei benpensanti lo spingevano lì. Il suo cuore, però, batteva da un’altra parte: perché non dirlo? Esattamente come Cesare Pavese: scriveva il compagno ma le sue radici culturali erano altrove, tra l’America di Walt Whitman (e di Faulkner e di Steinbeck) e le mitologie europee di sangue e suolo, di appartenenza alla terra”. Ecco una destra riveduto e corretta, rispettabile delle proprie idee e delle proprie radici esente dal peccato del fascismo dovrebbe finalmente essere in grado di rivendicare ciò che le appartiene invece di ripetere all’infinito il piagnisteo dell’egemonia culturale a sinistra. Questa dovrebbe essere la vera crescita di un paese civile e intellettualmente avanzato.


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