Pasquale De Sensi
Ben on fire, 2013, collage.
Contaminazione e simbolismo. La tua arte ne è piena. Come nasce? E perché nasce?
La produzione di simboli è una attività che da sempre accompagna l’uomo nel suo tentativo di definire e interpretare il mondo. L’arte ha sempre avuto una funzione simbolica. Nel mio caso, uso i simboli cercando di deviarli dal loro contesto d’origine e renderli in qualche modo mobili, indeterminati. Non mi interessa tanto la loro qualità esoterica quanto il potenziale energetico che contengono ai fini della costruzione di una immagine viva. L’interpretazione dei simboli è comunque qualcosa di secondario e solo eventuale all’interno del mio modo di operare. Quando lavoro su una immagine, il mio interesse principale è quello di stabilire, sul piano della composizione, un equilibrio fra istinto e controllo; voglio che l’immagine sia un essere e non lo schema di una idea.
Post Ever 1, 2011, tecnica mista su tavola.
Il bianco e nero, l’uso di fotografie del passato, hanno un perché?
Uso raramente il bianco e nero puro. Di solito metto in contatto un soggetto in bianco e nero con uno o più elementi colorati in modo da aumentare le relazioni di contrasto all’interno della figura ed eliminare a priori la dimensione illusionistica. E’ una soluzione che ha soprattutto una ragione estetica, credo.
Atlas singing soldiers are leaving the land, 2013, tecnica mista su tavola
Quando torni al colore, c’è un motivo?
Le immagini d’epoca e le vecchie fotografie mi piacciono molto per la loro capacità di evocare qualcosa di perduto o di estraneo che può ancora assumere una nuova forma e un diverso carattere. Ma non uso esclusivamente immagini d’epoca. Per esempio in diversi lavori i soggetti sono animali; loro sono abbastanza metastorici, poco relativi ai cambiamenti di stile. Prelevo le immagini dal mio archivio digitale che raccoglie migliaia di immagini di diverso genere. Lo aggiorno quasi quotidianamente, ma è talmente vario che mi risulta ancora impossibile ordinarlo in maniera razionale.
In genere scelgo immagini con una bassa definizione; sgualcite, sfuocate, sgranate. Non lo faccio per antagonismo, ma perché trovo affascinante la gestione degli errori meccanici che subentrano nel processo di preparazione e di stampa di una immagine con scarsa risoluzione. Nell’HD c’è troppa prevedibilità e una certa finzione illusoria che detesto.
Blind Love, 2010, collage
Dogbait telephone another summer gone, 2013, collage
Mostre?
Negli ultimi tempi mi sono dedicato soprattutto ad un progetto collaborativo con Chiara Seghene e Stefano Serusi, due artisti di origine sarda. Si tratta di un progetto che è stato già presentato nello spazio Meme di Cagliari e sta continuando ad evolversi e crescere. Probabilmente a breve lo ripresenteremo in una nuova fase. E’ un’esperienza molto stimolante perché mi da l’occasione di confrontarmi con una poetica diversa dalla mia e quindi di lavorare su aspetti specifici.
Inoltre, un altro progetto che mi ha tenuto occupato negli ultimi mesi è la realizzazione dell’artwork per il prossimo album dei Julie’sHaircut, intitolato AshramEquinox, che uscirà l’11 ottobre, e sarà distribuito da Audioglobe e Santeriain Italia e da RoughTrade in Europa.
After The Rain, 2013, tecnica mista su tavola smalto acrilico collage olio markers matita
Soma, 2010, collage
Pasquale De Sensi: http://pasqualedesensi.tumblr.com/