Passeggiando in bicicletta...

Da Marcoscataglini
La lentezza aiuta, eccome. Soprattutto oggi che si va sempre di corsa, che non si ha mai tempo, che gli spostamenti sono sempre tra A e B, e quel che c'è nel mezzo viene ignorato. La lentezza ci regala il tempo, la possibilità di guardarci intorno, di concepire uno spostamento come un insieme di microesperienze che ci fanno esclamare, quando arriviamo: "come, è già finito?". Per questo mi piace girare in bicicletta, non con la testa bassa sotto il caschetto per allenarsi a chissà quale gara futura, ma con tranquillità e attenzione per scoprire magari la piccola orchidea o la fioritura interessante sul bordo strada, o uno scorcio interessante, un piccolo paesaggio degno di una sosta (e di una fotografia). Insomma, non ha poi molta importanza dove si va e quanta strada si faccia, quanto il piacere di sfruttare esclusivamente le proprie energie, senza inquinare, e prendendo contatto col territorio. Un contatto profondo, intendo. Un contatto che è fatto di cose belle e piacevoli, naturalmente, ma anche di tanti "colpi al cuore". In bicicletta si vedono bene i rifiuti gettati bordo strada, le brutte casette edificate sulla collina, i diserbanti sparsi sui campi che bruciano il verde per regalare un color ocra malato, gli impianti fotovoltaici a terra, i piloni dell'alta tensione, e così via. In fondo, prendere coscienza del paesaggio, significa anche comprenderne i problemi, oltre ai valori. E avere voglia di difendere la possibilità di godere di uno sguardo libero da brutture, uno sguardo che possa vagare senza sbattere contro l'ennesima costruzione tirata su alla bell'e meglio da chi pensa che il paesaggio sia solo una res nullius: appartiene a tutti, cioè a nessuno. Ecchissenefrega. Le foto sopra le ho realizzate durante un giro, appunto in bicicletta, sulle rive meridionali del Lago di Bolsena, che io considero uno dei miei "luoghi dell'anima". Ci sono poche cose, almeno per me, emozionanti come arrivare, attraversando infinite colline e piccoli boschetti, alle rive di questo lago, il più grande bacino vulcanico d'Europa, con le sue due isolette, le sue sponde verdissime, le acque azzurro intenso. Una meraviglia, nient'affatto penalizzata dalla presenza dei paesi che vi si affacciano che -se si fa la tara a un certo eccesso di nuove edificazioni per fortuna non troppo invadenti- hanno conservato il loro antico aspetto, tra il medievale, il rinascimentale e l'ottocentesco, che testimonia la capacità dell'uomo, volendo, di sapersi integrare perfettamente col paesaggio circostante. Nelle foto si vedono i borghi di Capodimonte -vero gioiello architettonico disteso su uno stretto promontorio a picco sulle acque, e Marta, con la sua "torre dell'orologio", da dove si gode un grandioso panorama...