
La società britanniche Nur Energie ha annunciato di aver concluso una partnership con la società di finanziamenti Low Carbon (anch'essa britannica) per lo sviluppo del progetto di TuNur, in Tunisia.
Si tratta di una proposta, avanzata fin dal 2008, che ipotizza la realizzazione nel deserto tunisino di una grande centrale solare a concentrazione, del tipo a torre e campo specchi, costituita da più moduli (fino a 18) per una potenza totale di 2.000 MW. Lo scopo è di generare elettricità a zero emissioni (e, si presume, a costi competitivi) da esportare in Europa attraverso un cavo sottomarino che colleghi la rete tunisina con quella italiana.
Secondo il comunicato di Nur Energie il progetto di TuNur sta proseguendo regolarmente: la maggior parte delle licenze di fattibilità sarebbero state acquisite, compreso un accordo di massima con Terna per la disponibilità di un punto di interconnessione da 2.000 MW alla rete italiana. Si ritiene che sia la fase di rilascio delle autorizzazioni, sia quella di chiusura del pacchetto di finanziamento possano concludersi entro il 2016, anno in cui inizierebbero i lavori per poter generare la prima elettricità entro il 2018.
Niente viene detto dei costi. Il che è comprensibile, perché è probabilmente questo il vero punto dolente del progetto, come dimostrano anche le esagerazioni promozionali fatte dai proponenti. Per esempio: l'elettricità generata a regime dall'impianto è stimata in "oltre 9.000 GWh l'anno". Il che - pur con il notevole tasso di insolazione del sud della Tunisia, pari a circa 2.500 kWh/mq/anno - avrebbe del miracoloso: per produrre questa energia i 2.000 MW della centrale dovrebbero infatti generare elettricità per 4.500 ore l'anno, ma sempre a piena potenza, cioè come se per tutti i 365 giorni dell'anno per oltre 12 ore ci fosse una insolazione equivalente a quella del miglior mezzodì.
Anche l'ipotesi di interconnessione con l'Italia è poco credibile per un singolo progetto di centrale. Si tratterebbe infatti di realizzare una linea ad alta tensione a corrente continua lunga di 1.050 km, di cui 600 km con cavo sottomarino, per raggiungere un punto di connessione a nord di Roma.
Eppure è un progetto di notevole interesse che dovrebbe essere sostenuto.
Le ragioni di un progetto solare innovativo
L'idea di realizzare grandi centrali a fonti rinnovabili - prevalentemente a energia solare - nel deserto del Sahara non è nuova, anche prima del grande progetto Desertec. Ben noto per le sue dimensioni faraoniche, ma anche perchè è emblematico delle difficoltà che possono incontrare progetti di questo tipo, pur con l'indubbia validità delle motivazioni di fondo.
Le ragioni a favore sono teoricamente numerose, legate a questioni ambientali e climatiche, di maggiore sicurezza energetica, in futuro forse anche di tipo economico. Anche gli aspetti paesaggistici hanno un certo peso: infatti, seppure in futuro la tecnologia solare a concentrazione dovesse rivelarsi molto competitiva, è difficile che centrali come quella di TuNur possano essere realizzate in Europa, visto che gli specchi per concentrare l'energia solare occupano un territorio vasto oltre 10.000 ettari.
Ma c'è una ragione che sovrasta tutte le altre: la necessità di governare l'evoluzione in corso nell'area del Mediterraneo in un'ottica di integrazione e di condivisione delle risorse tra le due sponde, cioè, per dirla più chiaramente, di maggiore benessere e sicurezza comune. E per far questo non c'è niente di meglio delle infrastrutture energetiche, che prima devono essere fatte d'amore e d'accordo e poi coinvolgono interessi rilevanti e comuni su entrambi i lati della connessione.
Il Maghreb è interconnesso con l'Europa solo attraverso gli 800 MW che collegano Spagna e Marocco. Un collegamento della rete italiana con il sistema elettrico nord africano è una opportunità matura, in grado di trasformare le rispettive esigenze in opportunità comuni di sviluppo. Qualsiasi occasione per favorire questo percorso va per lo meno appoggiata, in attesa che i tempi siano maturi per passare a realizzazioni concrete.
[ Valter Cirillo]
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