In modo ironico un insieme di cinque elementi uguali, una cinquina insomma, la si chiama “pentara”; (pente =cinque).La “pentara”, che ho appena fatto in tempo a conoscere, era una monetina di alluminio, bucata, del valore di 5 centesimi di dracma. Che valore potrebbe avere una moneta così ai giorni nostri non riesco nemmeno a immaginarlo, probabilmente un valore infinitesimo, tendente allo zero, come d'altra parte lo stesso valore ha la monetina del centesimo di euro dei giorni nostri!Non che valesse anche allora.... nel lessico nazionale la pentara è rimasta a significare un valore insignificante, un valore sostanzialmente inesistente. Mi piace pensare che le patates pentarates di Naxos si chiamano così per la loro essenzialità e totale assenza di qualsiasi fronzolo, fatte con niente sostanzialmente, affidato tutto alla materia prima, le patate DOP isolane. Ma questa è una mia interpretazione arbitraria non avendo trovato nulla sull'etimologia del nome.Oppure potrebbero chiamarsi così perchè gli ingredienti che servono sono cinque e quindi formano una “pentara” ma anche questa è una mia interpretazione arbitraria!In ogni caso il piatto è buono, rustico quanto basta e sufficientemente riempiente!La versione originale prevede che si faccia tutto in padella, prima le patate, quando sono semifritte si aggiungono le cipolle e si finisce la cottura in padella. Il formaggio è facoltativo, alcuni lo mettono ma tanti altri no.
Ingredienti:
- mezzo chilo di patate
- 250 gr. di cipolle
- olio evo
- sale
- formaggio di pasta semidura (casera, pecorino toscano, latteria) grattugiato dai fori grossi della grattugia