Pateracchi a spillo

Creato il 13 dicembre 2015 da Albertocapece

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Grazie, c’è da supporre, alla presenza sempre più influente, autorevole e prestigiosa di quote rosa nella compagine governativa e nel partito della nazione, si sta manifestando una tendenza che gli antropologi chiameranno probabilmente sessismo alla rovescia, proprio come l’attuale lotta di classe. Se ne fa interprete sul quotidiano fondato da Antonio Gramsci, la penna di Fabrizio Rondolino,  a sostegno di un originale stravolgimento di teorie gender secondo il quale l’invidia di prerogative e caratteri sessuali, si proprio la vecchia immarcescibile invidia penis,  si sarebbe trasferita dalle donne ai maschi, deprivati di potere, espropriati di ascendente. Diventati, a causa di ciò, vulnerabili, emotivi, inermi di fronte alla geometrica forza seduttiva, intellettuale e carnale, di donne di potere. Di una in particolare, già oggetto di allusioni molto criticate da parte di un fiero oppositore del bolso bellimbusto di Palazzo Chigi, molto adulata, vezzeggiata dalla stampa, ma non quella scandalistica, ­­­­­l’unica  a fare “opposizione” tramite foto sfacciate di cuscinetti adiposi, bensì quella ufficiale delle cronache politiche dei palazzi, compresi dei salotti, delle camere da letto, delle stazioni in disuso, convertite in cattedrali nelle quali si officia la liturgia governativa.

Spericolatamente, non c’è nulla di più patetico e miserabile dei tentativi di convertire la melassa del servilismo, in satira pungente, in vetriolo che sfregia, il Rondolino immagina che l’invettiva di Travaglio contro la sacerdotessa dei riti di cancellazione di costituzione e democrazia anche tramite reiterati conflitti di interesse che parlano da soli dell’aspirazione alla privatizzazione di politica e rappresentanza, altro non sia che il frutto di un’ossessione amorosa. Cito dall’Unità: l’editoriale di oggi è una lunga, struggente, emozionante dichiarazione d’amore – un amore respinto e proprio per questo tanto più doloroso, e più durevole – che vorrebbe parlare di politica e di scandali, di Banca Etruria e del plagiatore seriale Saviano, di regime e di resistenza, di Bruno Vespa e di imbrogli, e che invece teneramente, dolcemente, gattescamente s’accoccola ai piedi della donna angelicata nell’attesa di un gesto d’attenzione, una carezza, un croccantino.

Saremmo di fronte, in fin dei conti, a un giustiziere toccato dall’amore non corrisposto, a un cuore arido folgorato da un’amazzone spietata anche nelle tecniche della seduzione, a un pover’uomo in balia di Circe, che cerca una difesa lacrimevole nell’attacco alla persona e ai suoi atti, ammaliato ma al tempo stesso geloso, animato da ammirazione ma al tempo stesso da rivalità e stizza, proprio quelle cifre che segnano chi ha perso egemonia e supremazia, sessuale, culturale, sociale.

Pensate dove possono arrivare i saltimbanchi del partito unico, per persuadere gli incauti aficionados proprio in coincidenza con l’assise pastorale della Leopolda, dell’inviolabilità della  cerchia di governo, della intoccabilità dei suoi esponenti, in particolare le donne, che se osi denunciarne i misfatti tipicamente machisti, sei un sessista o un frustrato patologico, della conseguente conclusione per insufficienza di prove, anzi perché il fatto non sussiste, dei processi per il reato di conflitto di interesse, fenomeno evaporato con il ritiro dalle scene di Berlusconi. E soprattutto a sancire la improrogabile cessazione di ogni forma di critica, di opposizione, di denuncia, tramite stampa o manifestazione di libera espressione, resa necessaria dall’obbligatorio clima di serena pacificazione intorno a figure carismatiche in brache corte o tacchi a spillo imposto dalla comune opportunità di contrastare il terrorismo. Come se non incutessero paura e sfiducia i furti perpetrati tramite ricatto e intimidazione ai danni di centinaia di migliaia di cittadini,  vittime per dabbenaggine o per essere stati contagiati da quell’avidità che è il valore vincente, insieme a un’ambizione smodata, della cultura politica della classe dirigente. E come se non suscitasse timore e amaro scetticismo una stampa affidata a agiografi pronti a qualsiasi bassezza, a qualsiasi acrobazia ridicola e renitenti al compito di informare, preferendo quello di osannare, esaltare, celebrare.  E nemmeno per la pagnotta, neppure, c’è da giurarci, per un fido vantaggioso a Banca Etruria, macché, solo per avere una ragion d’essere nel cono di luce del potere, da qualsiasi stella provenga, perfino da quelle, milioni di milioni, dei salami Negroni.