Detto fatto, nel 1968 la veneziana Patty Pravo, che nel frattempo imperversava al Piper di Roma, pubblicò il suo primo album, pieno di cover e alcuni successi che in Italia già circolavano in formato singolo. La Bambola, per esempio, che assegna anche il titolo dell’album distribuito all’estero (in cui Patty Pravo svolse un importante contributo per la diffusione della canzone italiana), scritta da Franco Migliacci, Bruno Zambrini e Ruggero Cini e rifiutato da Gianni Morandi, Gigliola Cinquetti, Caterina Caselli, Little Tony e i Rokes. Oppure Ragazzo Triste, forse il più grande successo di Patty, scritta da Gianni Boncompagni e Sonny Bono.
Sostanzialmente, l’album è caratterizzato da un preponderante stile beat che viene incarnato da Patty Pravo nella versione italiana di Yesterday dei Beatles. Così come la meravigliosa The Time is Come scritta da Paul Korda e portata al successo da P.P. Arnold l’anno precedente, la voce di Patty rielabora il soul in chiave romantica e lenta che plasma la caldissima Se Perdo Te. Nella gran parte dei brani, tutto coperto dall’orchestra di Ruggero Cini. Disco che mi è stato regalato (sotto indiretta richiesta) dai miei amici, e non potrò mai dimenticare l’accoppiata con Rust in Peace dei Megadeath. Il sacro e il profano a confronto. A distanza di molto tempo, beh, non mi sono mai pentito di quella richiesta. Consigliato a quanti intendano rivivere per mezzora il fermento artistico e il clima di un’Italia sessantottina piena di grandi talenti.