L'autore rende il lettore partecipe della storia, lasciando a lui stesso l'interpretazione degli eventi, e mai lo scrittore interviene con evidenza nei fatti, mai li contamina con le proprie opinioni. Semplicemente accompagna il lettore, lo sostiene, gli mostra le emozioni, i pensieri, i sentimenti dei personaggi. Chi legge può quindi farsi una propria idea dei personaggi, potrà riflettere sui loro comportamenti, perché il giudizio finale non c'è. È nostro. Il finale è la semplice conclusione di un percorso, che nasconde profonde riflessioni. Al lettore il compito di coglierle. Ed è proprio per questo che non affronterò i racconti uno per uno. Perché il semplice riassunto perderebbe di significato, sarebbe inutile. Bisogna leggerli coi propri occhi e con la propria mente. Mi basterà dire del modo spontaneo, delicato, con cui l'autore affronta temi forti, con decisione e con l'eleganza della semplicità, mettendo a nudo le paure e le passioni recondite dell'uomo, niente di meno che un'anima indifesa nel mondo inquietante che lo circonda.
Paul Bowles nacque a New York City nel 1910, dimostrando l'innata sensibilità artistica sin dalla tenera età. Frequentà la University of Virginia, interrompendo gli studi per un viaggio a Parigi, dove collabora con un importante quotidiano. Qualche anno dopo si reca a Tangeri, e vivrà per un certo periodo in diverse località nordafricane. Il suo primo romanzo, Il tè nel deserto (1949), viene riprodotto in versione cinematografica nel 1990. Famoso per i suoi racconti, riceve nel 1991 il prestigioso Rea Award. Morì nella città di Tangeri, dove si era stabilito insieme alla moglie Jane Auer, nel 1999.
P.s. Domenica prossima i Racconti d'Autore ancora in edicola con Voltaire e 'L'ingenuo'.