Paul Celan “Con labbra rosse di tempo”

Da Lielarousse

Roma 8 gennaio 2014

Nel mare è maturata la bocca
le cui parole qui la sera ridice
al cospetto dei suoi paesi.
Mormorando essa le ridice
con labbra rosse di tempo.

Bocca, che evocarono le maree,
nel mare in cui nuotava il tonno,
nello splendore
che irraggia dagli uomini.

Argento del tonno toccato dal raggio,
argento specchiante del tonno:
improvvisa agli occhi riluce
la seconda, la migrante
aureola
delle fronti.

Argento ed argento.
Doppio argento del profondo.

Rema con la barca fin laggiù,
fratello.
Lancia le tue reti,
fratello.

Tiralo su,
gettalo nelle nostre case,
gettalo sulle nostre tavole,
gettalo sui nostri piatti -

Guarda, le nostre labbra si fanno turgide,
anch’esse rosse di tempo come la sera,
mormoranti anch’esse -
e la bocca sorta dal mare
già emerge
al bacio infinito.

Celan nel suo percorso poetico coniuga tre elementi chiave in versi: amore, memoria, oblio.
Costernato da sensi di colpa e attacchi di “delirio di relazione” come egli stesso definisce, vive di ricoveri in cliniche psichiatriche e prove di componimenti ed aforismi, nei quali il suo delirio appare evidente.
Poco tempo dopo essere stato dimesso dalla clinica, nel 1970, Celan mette fine ai suoi giorni gettandosi nella Senna dal Pont Mirabeau.

A domani
Lié Larousse



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