“Paul Ginsborg – Lectio magistralis” di VITTORIO MUSCA

Creato il 12 giugno 2014 da Caffeletterariolugo

Sull'incontro di mercoledì 28 maggio con la storico Paul Ginsborg che ha presentato il suo libro “Famiglia Novecento” edito da Einaudi.
I grandi uomini, siano essi scrittori o politici o religiosi o appartenenti ad una qualsiasi altra categoria umana, sono tutti più o meno segnati dalla seguente caratteristica: si abbassano all’umiltà dell’oggetto del proprio interesse senza umiliarsi ad esso e nobilitando, quasi grazie al proprio intervento, quasi attirandolo a se, l’umiltà della cosa stessa. Paul Ginsborg, docente universitario prima in Inghilterra e da qualche anno a Firenze, riconosciuto internazionalmente come storico, prevalentemente della contemporaneità, quasi documentarista della stessa, è una di queste figure. Il suo volto e la sua persona, mentre viene introdotto il suo ultimo lavoro “Famiglia Novecento”, è velato di serenità e mitezza, guarda quasi nascondendosi il suo libro come sorpreso, come se reciprocamente, il testo e l’autore non si conoscessero e sembra quasi implorare lo stesso di non dire troppo o di non consentire che troppo si dica di lui. A presentare il volume con lui c’è l’amico e docente anch’egli presso l’Università di Firenze, Arnaldo Bruni. Il collega traccia di Ginsborg una descrizione fatta di domande a cui poi l’autore risponderà in quella che sembra più una lectio magistralis che non solo la presentazione di un libro. Sottolinea, il Bruni, la polifonia del testo, la forte presenza delle donne, con un’attenzione alla lingua da letterato più da storico, evidenziando come Ginsborg passi dal registro della letteratura a quello della storiografia con estrema disinvoltura. Il libro si presenta ricco di storie, di episodi di vita di grandi personaggi, di progetti ed utopie e visioni della famiglia del mondo che si mostrano collegate le une alle altre in un flusso continuo, arriccehndosi poi di molte foto, di riproduzioni di quadri e concludendosi, solo alla fine con accenni a riferimenti a dati storici e fonti storiografiche. Un saggio storico quello da lui scritto che porta Ginsborg a passare dalla storia nazionale (numerosi i suoi testi sull’Italia contemporanea da “Berlusconi” a “La democrazia che non c’è” a “Salviamo l’Italia” per concludere poi una serie di saggi in cui uno è la risposta a quello precedente con “Tempo di cambiare”) alla grande storia filtrata dalla prospettiva familiare. La ragione per cui l’autore si dedica a tale tema è espressa dallo stesso quando afferma che la famiglia, così importante in Italia, ha ricevuto poca attenzione tra gli studiosi. Un’opera monumentale la sua, che prepara ad un secondo volume sulla seconda metà del secolo scorso e che presenta dei limiti, come confessa esplicitamente Ginsborg, uno tra tanti la mancanza di una storia della famiglia attraverso il cinema. Numerose le immagini, invece, molte delle quali sono usate dall’autore per esporre alcuni passaggi del testo; si va così dalla Kolontai, compagna di Lenin e molto aperta nelle sue posizioni al superamento della famiglia tradizionale a Marinetti che da futurista vuole abbattere la famiglia in cui i vecchi schiacciano i giovani, ma poi, come sostengono i suoi ammiratori, nel più futurista dei silenzi accetta le condizioni della moglie nella gestione del proprio nucleo familiare ed in contrapposizione all’artista si pone Gramsci, il pensatore che vede nella famiglia l’organo morale della società, per passare poi alla Germania nazista e alle raffigurazioni ai tempi di Weimar ed alle foto di Goebbels per il suo matrimonio e ai quadri amati da Hitler o ancora a quelli apprezzati o scartati da Mussolini nella raffigurazione della famiglia italiana e ancora le famiglie spagnole in fuga da Franco o le idee della moglie di Ataturk, padre dei turchi, e le prospettive culturali e la doppia prospettiva sulla vita familiare accompagnate dai commenti in merito alle leggi sulle famiglie e tanto tanto altro ancora. Le ore in compagnia di Ginsborg, come la lettura del suo libro, rapiti dall’eleganza e dalla sottile ironia con cui accompagna la presentazione della storia, semplificata nella sua dimensione familiare e quotidiana presentata dall’autore e si lascia la sala pieni di innumerevoli informazioni ed ancora golosi di sapere ancora e con una voglia commossa di esprimere la gratitudine all’autore per l’opera scritta, per lo stile espositivo e per l’umanità, la mitezza e la cortesia con cui il professore venuto dall’Inghilterra a spiegarci l’Italia si dedica ad ascoltatori e lettori.
di Vittorio Musca


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