Paul Klee, Fire at Full Moon, 1933, Museum Folkwang, Essen
Nato vicino a Berna in una famiglia di musicisti e lui stesso un eccellente violinista, Paul Klee (Münchenbuchsee, 1879 – Muralto, 1940) è per molti anni indeciso sulla strada da intraprendere. Optando per la pittura, si trasferisce a Monaco nel 1898 per studiare arte, ma è insoddisfatto. E la sua frustrazione non migliora durante il viaggio in Italia intrapreso tra il 1901 e il 1902 con l’amico scultore Hermann Haller. Davanti ai grandi maestri del passato Klee capisce che i canoni dell’arte tradizionale sono ormai obsoleti e che è necessario cambiare rotta per poter andare avanti. “Veduto Leonardo”, scrive nel suo diario, “non si pensa più alla possibilità di fare molti progressi.” Umiliato dall’esperienza italiana, Klee si concentra quasi esclusivamente sulla grafica. Tornerà alla pittura solo dopo il 1914, quando un viaggio in Tunisia gli offre la svolta che aspettava: sotto i cieli dell’Africa Klee scopre il colore.
Le prime incursioni di Klee nel mondo dell’Astrattismo avvengono nel 1911 quando entra in contatto con il Blaue Reiter di Wassily Kandinsky e Franz Marc. Ma a differenza di Kandinsky, per il quale non esiste un contatto tra il mondo oggettivo e la sfera dell’arte, Klee rifiuta l’astrazione pura. L’anno successivo, una una visita a Parigi lo avvicina al Cubismo orfico di Robert Delaunay, le cui ricerche sul colore e la luce lo influenzano profondamente.
Paul Klee, Park near Lu, 1938, Zentrum Paul Klee
leggi il resto su ArtribuneTate Modern, Londra – fino al 9 marzo 2014.