All'inizio son problemi ma poi il business , grazie ad alcune brillanti, nonchè casuali idee di marketing , progredisce inesorabilmente...
Da qualche anno a questa parte la crisi economica globale ha condizionato la vita di parecchi: e pare che è diventata un fertile terreno di ispirazione per gli sceneggiatori che ne stanno scrivendo a tutte le latitudini.
Paulette è la classica commedia, mediamente immorale , che è figlia della crisi. Se è vero che il cinema in qualche modo riesce sempre a raccontare la società, allora il film di Jerome Enrico, ispirato non si sa quanto a una storia vera, è lo specchio di una difficoltà sempre crescente in strati sempre più ampi della popolazione,
E racconta un modo un po' creativo per uscirne.
Paulette è una sorta di Grace ( dell'omonime erba di un famoso film inglese ) della banlieue parigina ma a differenza della sorellastra inglese è quanto di più lontano dalla simpatia che può ispirare una vecchina in difficoltà in tutti i sensi come lei.
E' arrogante, proterva, razzista, prevaricatrice, cerca sempre la furbata per ottenere quello che vuole( ma alla fine è sempre una guerra tra poveri).
Ispira istintiva antipatia un po' come uno Scrooge dickensiano.
Anche se è chiaro da subito che sotto quella scorza all'apparenza inscalfibile,è nascosto un cuore di panna....
E anche quando entra nelle grazie dello spacciatore a cui riesce a smerciare kili e kili di roba, non cambia per niente.
Eppure la parabola di "Nonna spinello", come viene affettuosamente chiamata dai suoi clienti, è abbastanza incline allo stereotipo, al cinema ne abbiamo visti tanti di spacciatori improbabili e di torte alla marijuana che provocano effetti "simpatici".
E così la media immoralità di cui sopra ( media perchè Paulette spaccia hashish che sembra quasi un prodotto medicamentoso e poi i suoi clienti sembrano tutti sballoni simpatici ) diventa moralismo in un film che veicola un messaggio di coesione sociale e non quello dell' incattivimento xenofobo legato alla povertà di cui Paulette era protagonista all'inizio.
La protagonista , Bernadette Lafont , riempie da sola tutta la scena ben coadiuvata da un coro di personaggi secondari tratteggiati sbrigativamente ma decisamente adatti per mettere carburante nel motore comico del film.
Perchè questo è un film che fa ridere e anche parecchio. Fa ridere della crisi e delle difficoltà che viviamo ogni santo giorno.
Il guaio è che dopo un'ora e mezza scarsa finisce: dopo aver riso di gusto si esce dal cinema col sorriso a increspare le labbra e come per un incantesimo malefico ci si accorge che c'è ben poco da ridere.
Ma almeno per un'ora e mezza abbiamo dimenticato.
( VOTO : 7 / 10 )