Nella mia cameretta di bambina, c’era una tv in bianco e nero. Piccola e rossa. Bellissima. Bastava sfiorare un tastino a sensore e si accendeva subito, di colpo: “Zot!”.
Un fulmine, una breccia nella plastica rossa. L’avrò accesa e spenta così un miliardo di volte, e non si è mai fusa. La mia bellissima tv rossa anni 70’. Chissà dov’è finita. Qualcuno l’avrà buttata, poveretta. Peccato. Oggi sarebbe un pezzo di modernariato. Ma forse è meglio così.
Ora è felice nel paradiso delle tv, libera dall’imbarazzante schiavitù del Digitale Terrestre.
Fu proprio in quella tv che lo vidi, una sera.
Era appena cominciato, quello strano telefilm, e scorreva il titolo in sovra impressione: Il marchio del Diavolo. Ricordo perfettamente la scena. La lugubre bottega di un tatuatore cinese, strane cose appese, oggetti voodoo ovunque, talismani e cineserie assortite.
Nella stanza, insieme al cinese, c’è un altro tizio, di spalle. Si volta, lo riconosco: è Sberla dell’A-Team! Subito simpatizzo con lui contro il tatuatore. Ah, ma sono amici, a quanto pare. Parlano. Sberla da all’amico un orologio d’oro in cambio di un mazzo di dollari, che andrà a giocarsi più tardi. E’ indebitato fino al collo per questo suo vizio, e sta cercando di riscattare dei soldi che deve a degli scagnozzi. Ho detto dollari ma in realtà si tratta di sterline dato che siamo a Londra, tra i sordidi canali di Soho e le bische di Chinatown. Beh, abbiamo visto tutti dove il ricetto-tatuatore tiene i soldi… E così Sberla finge di andarsene ma in realtà va ad arraffare il resto della grana nel nascondiglio. L’altro però se ne accorge, e si gli avventa contro…Delirio! Visivo e sonoro. Fisso lo schermo sempre più spaventata. Musica che impazza, tamburi e flash assordanti, poi una colluttazione al rallentatore…
Sangue. Oddio! Sberla l’ha ammazzato! Scappa! Problema: prima di cadere, il cinese è riuscito a pugnalarlo con una specie di ferro appuntito. L’inquietante punteruolo gli ha lasciato una ferita proprio in mezzo al petto. Un piccolo segno nero: un tatuaggio. Che nei giorni successivi comincia ad allargarsi. Prima solo un po’, poi sempre di più… Fino a coprirgli tutto il corpo! Orrore. Nascondo gli occhi come una scimmietta. Il tatuaggio rappresenta lui, nell’atto di uccidere l’amico! E il marchio infame gli copre oramai anche il volto…
In preda a un panico contagioso, braccato dalla Polizia, dagli strozzini e anche dalla fidanzata che cerca in tutti i modi di spogliarlo (lo lasciasse un po’ tranquillo!) il povero Sberla è disperato, e cerca in extremis di cancellare il tatuaggio, che oramai è enorme, ma niente da fare. E’ proprio indelebile. Si piazza perfino un ferro da stiro incandescente addosso, grida! E grido anch’io!
“Zot!”.
Spengo la tv. Ho avuto tanta paura. Per la prima volta nella mia vita. Che razza di telefilm terrorizzante! Controllo: no, non ho tatuaggi addosso. Notte di incubi.
Poi passa un annetto buono.
Ora siedo sul divano con la mamma. La tv grande in cucina è accesa, comincia l’ora del Mistero, un telefilm. Quello di stasera, di cui abbiamo perso il titolo, parla di una famiglia bloccata in casa. Intrappolata. Porte e finestre sono bloccate da strane lastre di plastica e metallo.
Caldo soffocante. La bambina ha paura, tutti sudano, e cercano di scappare, ma è inutile. Quelle strane lastre sono inespugnabili. Che cosa li tiene lì? Che cosa è successo? Forse una catastrofe nucleare? (che fobia il nucleare, in quegli anni di dopo-Chernobyl e guerra fredda…). Il panico aumenta. C’è anche un misterioso simbolo, impresso dappertutto: sotto ogni oggetto, tra le pagine dei libri, sulle etichette dei vestiti, perfino trasmesso in tv…Che cos’è? Che significa?
La bambina corre a nascondersi, mentre una specie di Blob verde e incandescente e dall’odore dolciastro scende dal camino: il caldo aumenta, il sudore pure, si sdraiano tutti e tre esanimi sul letto…
Poi, tutto cambia.
Arriva una bambina del futuro che toglie un lecca-lecca che aveva dimenticato sul tetto della sua casa di bambole, tutta accesa dalla sera prima: le tre bambole giacciono sul letto. Erano BAMBOLE! Una famiglia di bambole… e credevano di essere persone vere!
Ecco come perdere per bene il sonno. Cominciai a preoccuparmi sul serio, stavolta.
Mi chiesi: e se anche noi fossimo come quelle bambole? Se questa realtà altro non fosse che una gigantesca illusione, reale solo ai nostri occhi? Se fossimo solo figurine di un album?
Immaginai un gigantesco Matrix ante litteram, e corsi in camera a ispezionare vestiti e giochi, e non vidi nessuno strano simbolo. Niente lastroni alle finestre.
Ma i dubbi non si spensero insieme alla tv. Mi accompagnarono per anni.
Entrambe le storie mi avevano messo addosso una paura che fatico a descrivere, ma che ricordo alla lettera. Confusa e atterrita, con una punta di fascino. Che cosa avevo visto, esattamente?
Decisi di indagare, l’anno scorso. E finalmente ne venni a capo...
Ecco quello che avevo visto!
Entrambi i telefilm facevano parte della serie l’ora del Mistero! Traduzione italiana della serie tutta inglese Hammer House of Mystery and Suspence, nata negli anni ’80 in quegli stessi Hammer studios che avevano già prodotto piccoli capolavori a basso costo e ad alto contenuto creativo dagli anni ’60 in poi. L’episodio dei tattoo, The mark of the Devil, era il primo a essere stato realizzato: quello delle bambole, A Child’s play, chiudeva la serie. L’alfa e l’omega di quei 13 piccolo Horror d’autore, caratterizzati da un’identica atmosfera enigmatica e claustrofobica, inquietante. Molto Dylan Dog.
Nell’episodio - uno dei più belli - A distant Scream, c’è anche una profezia di morte per l'allora giovanissimo David Carradine, recentemente vittima di uno spietato omicidio a Bangkok. Freddato nella sua camera d’albergo da un sicario del racket della prostituzione minorile, su cui Carradine aveva cominciato a svolgere indagini e scoperto troppo. Un grottesco, profetico grido lontano. La finzione e la vita che si rincorrono, e si compenetrano. Forse è il destino dei grandi attori.
Ho scoperto che l’ora del Mistero ha terrorizzato, insieme a me, i bambini di mezza Europa.
Non credo che la tv vedrà mai ancora una produzione di questo genere, di questa qualità, e dallo stesso tasso di angoscia. Un’esperienza catartica degna della miglior tragedia greca. Storie originali e oniriche, che scandagliano profonde paure e una realtà che crediamo di conoscere ma che, sfigurata, ci sfugge e precipita. Si trasforma in un orrore che non conosciamo, ma che riconosciamo, perché è vicino a noi.
E non c’è nulla di più agghiacciante dell’orrore che si nasconde nel quotidiano...