Addio bar, ristoranti e self service, è boom per la pausa pranzo fai da te. Complice la crisi, gli italiani ed anche i romani, scelgono sempre di più il risparmio e sempre più spesso decidono di consumare i propri pasti sul luogo di lavoro. Una scelta utile non solo per il portafoglio ma anche per la salute, con più attenzione alla qualità dei cibi consumati: grazie all’impiego di prodotti in scatola, infatti, pesce, carne e verdure sorpassano panini e pizzette. Insomma, cambiano le abitudini e cresce la voglia di cucina da ufficio, con preparazioni veloci da gustare, e magari condividere, con i colleghi. E così i luoghi deputati al consumo del break di mezzogiorno diventanto sale riunioni e open space (31%), ma anche le stesse scrivanie (22%), ormai più frequentate di bar (19%) e punti di ristoro self service (16%). Del resto, come confermano le rilevazioni di Adusbef e Federconsumatori, i costi della pausa pranzo sono aumentati negli ultimi anni: il prezzo di una bottiglia d’acqua da mezzo litro, ad esempio, negli ultimi dieci anni è cresciuto del 217%, e quello della classica pizzetta del 199%, dai 77 centesimi del 2001 ai 2,30 euro del 2011. Facendo bene i conti il costo per un veloce pasto comprensivo di acqua, frutta o dolce si attesta mediamente tra i 5 e i 12 euro, per una spesa complessiva che può facilmente superare i 150 euro al mese.
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