Una discarica nota a tutti che però venne riscoperta, diciamo così, nel momento in cui si dovette procedere con gli scavi lungo il tracciato della nuova autostrada che avrebbe dovuto portare la pianura padana in Europa.Una strada subito osteggiata da chi teneva in considerazione più l’ambiente e il suolo che non l’asfalto e il traffico e che tentava di salvaguardare ambiente ed economia territoriale perché la nuova strada cancellava ampi tratti di terreni agricoli, perché faceva di fatto crescere un inquinamento ambientale che in pianura padana è sempre stato più alto della norma, perché in ultima analisi non serviva un’altra striscia di asfalto in mezzo a tante altre che potevano invece essere sistemate meglio e rese più agevoli alla percorrenza quotidiana e che permettevano comunque di arrivare a Mortara, e da lì perché no? anche a Stroppiana volendo… ma senza ferire ulteriormente e inutilmente il suolo.
Ci voleva però proprio una discarica a mettersi per traverso nella realizzazione di un’infrastruttura sentita essenziale solo da chi la voleva per un interesse politico e certo, non solo economico: una, quella! discarica di materiale ospedaliero alle porte di Pavia.
Certo, Pavia con l’ospedale e le tante cliniche presenti ha avuto sempre parecchio da smaltire e dunque, un terreno era necessario trovarlo, meglio se lontano dalla città. Ed il Comune dal 1969, come affermò il comandante della Forestale di Pavia Virgilio Graneroli dopo una serie di verifiche, concesse autorizzazioni su autorizzazioni per il conferimento di materiale in discarica.
Materiale di qualsiasi genere tanto che nel 2011, quando gli escavatori cominciarono la loro opera, si imbatterono in ogni genere di rifiuti dalle siringhe alle provette, dai farmaci agli aghi, da materiale ferroso a vetri e oggetti rotti e abbandonati in sacchi di plastica sfasciati che lasciavano uscire di tutto.
La ditta che doveva realizzare il tracciato decise allora una variante al percorso per aggirare la discarica ma restava pure il fatto che da quel momento iniziò lo scontro politico e poi legale per questa discarica che è su un terreno nel frattempo passato in mano alla Milano-Serravalle nel cui cda più tardi sarebbe entrato il futuro presidente della Provincia Daniele Bosone. La Serravalle entra in gioco però solo dal 1999 perché fino a quell’anno, la proprietà era della Società Calcestruzzi Pavia alla quale il Comune aveva sempre autorizzato e pagato la disponibilità del terreno per depositarvi questi rifiuti.Essendo nel frattempo passato a miglior vita l’allora proprietario del terreno, l’unico soggetto cui attribuire la colpa dell'inquinamento ambientale restava il Comune di Pavia; ed è al Comune, guidato dall’allora sindaco Alessandro Cattaneo che, dopo le ricerche effettuate dalla Forestale di Pavia, nella primavera del 2014, venne fatta pervenire un’ordinanza della Provincia di Pavia a firma del presidente Bosone: con quella si imponeva di bonificare l’area.
Il Comune non accettò il dicktat e ricorse al Tar chiedendo si facesse luce su chi realmente avesse inquinato e a chi si doveva quindi attribuire la colpa; il Tar alla fine però bocciò il ricorso e la bonifica resta ora in capo al Comune; ma quando sarà effettuata?
Questa domanda se l'è posta Azione Democratica che ha approfondito le ricerche e riportato in luce la vicenda, procedendo anche con una richiesta di accesso agli atti in Regione Lombardia, in Provincia di Pavia, al Comune di Pavia e al Comune di San Martino Siccomario.
(mpa)