L'iniziativa, promossa da Comune di Pavia, Coldiretti, Fondazione Cariplo e Comitato Pavia Asti Senegal, prevede lo scambio di competenze fra la comunità pavese e quella senegalese, finalizzata all'avvio di un processo di crescita reciproca.
Il progetto si propone nel concreto di aumentare la sicurezza alimentare della zona del Sud Est del Senegal attraverso un'azione di rafforzamento della filiera del riso e orticole, prioritarie nel sostegno economico e alimentare delle famiglie.
Fondazione Cariplo, che ha selezionato solamente 17 progetti su 89 pervenuti, si è detta pienamente soddisfatta di quanto elaborato da Comune, Coldiretti e associazioni. Questa mattina al Mezzabarba sono stati illustrati i dettagli tecnici dell'azione congiunta, che prevede una formazione di tecnica colturale, la realizzazione di orti didattici per le donne contadine, la riproduzione di sementi selezionate di riso, ma soprattutto fornitura e manutenzione delle attrezzature meccaniche.
"Trovo molto fruttuosa questa contaminazione fra diverse realtà - ha commentato il sindaco Massimo Depaoli - Significa pensare l'agricoltura in chiave internazionale e non più solo locale. Lo sviluppo dei Paesi va incoraggiato: questa non è una chiacchiera, ma un'iniziativa concreta, che può rivelarsi un vantaggio anche per i Paesi già sviluppati. Non pensiamo dei poter cancellare le distanze, ma riteniamo importante agire in questo senso". "Non siamo un'organizzazione di grandi dimensioni - precisa Giuseppe Esposito, presidente del Comitato Pavia Asti Senegal, ente capofila del progetto - Siamo però in grado di trasmettere informazioni e di raccontare Pavia da un punto di vista umano. Pur essendo volontari, intendiamo garantire qualità e professionalità ai nostri interventi. Il focus sarà sul riso, elemento simbolico: la metafora della crescita del riso corrisponde alla crescita delle persone, dal momento che entrambi iniziano in acqua la loro vita".
Esiste dunque un modello di agricoltura sostenibile? "Certo - replica Quaglia - ma la responsabilità non è solo degli agricoltori, ma anche e soprattutto dei consumatori. Gli ambiti rurali del Senegal sono piegati dalla malnutrizione, dovuta in parte a mancanza di cibo, in parte all'errore stile alimentare. Producendo cibo sano possiamo togliere persone dagli ospedali".
"L'interesse alla cooperazione è reciproco - ha garantito Wilma Pirola, presidente Coldiretti - perché non mettere a disposizione le nostre nostre competenze per far fruttare al meglio un territorio? Siamo molto orgogliosi di poter partecipare. Manderemo dei nostri volontari in Senegal e ospiteremo da noi alcuni lavoratori senegalesi".
a cura di Serena Baronchelli