PAVIA. Il ricordo di don Giussani nelle parole del Vescovo Sanguineti alla messa in S.Maria in Betlem.
Creato il 26 febbraio 2016 da Agipapress
PAVIA. Oltre 300 fedeli hanno gremito la chiesa di santa Maria in Bethlem,
in Borgo Ticino a Pavia, per la messa celebrata mercoledì sera dal vescovo del
capoluogo, Corrado Sanguineti, in occasione dell’undicesimo anniversario della
morte di don Luigi Giussani il sacerdote fondatore del movimento di Comunione e
Liberazione.
Dapprima il prete brianzolo è stato citato in alcuni passaggi in cui
commentava il valore della Quaresima: “Don Giussani, grande maestro
nell’educare a vivere la Liturgia, richiamava, tanti anni fa, il significato di
questo tempo: «Viene il tempo in cui la Parola, il discorso cristiano deve
nascere dal nostro personale guardare a Gesù Cristo … la liturgia della
Quaresima è il sovrano affermarsi di questa salvezza avvenuta, Gesù
Cristo. (…) Gesù Cristo nei contorni ormai precisi della sua maturità, nella
definizione ormai chiara della sua missione, nel suo volto ormai
inconfondibile, presente tra tutte le cose umane. (…) Una misura nuova è
entrata nel mondo, una proposta nuova è entrata nella vita, una misura e una
proposta così nuove che tutto il gioco della vita sta nell’accettare questa
misura nuova oppure nell’affondarsi schiavi della vecchiaia. (…). Tutta la fede
è qui: tutta la fede è nella faccia che assumiamo, è nello sguardo che portiamo
di fronte a questa persona, nella reazione che abbiamo a questa presenza”.
Monsignor Sanguineti ha poi ricordato le origini – non programmate a
tavolino –del movimento di Cl, con un’attenzione tutta particolare rivolta ai
giovani: “Così è entrato al liceo Berchet di Milano non con il programma di
costruire qualcosa, di organizzare un movimento, ma con il desiderio di
comunicare ai giovani ciò che aveva scoperto negli anni del suo seminario e
soprattutto la strada, il metodo con cui anche loro avrebbero potuto,
liberamente, giudicare della verità della proposta cristiana. E poi, colpisce
l’umiltà di quest’uomo, che, come raccontava anni fa, nel primo formarsi di un
piccolo gruppo di studenti, colpiti e incuriositi dalle sue lezioni, ha
riconosciuto e ha accettato, lui sacerdote stimato nella grande diocesi di
Milano, di appartenere all’unità con quei primi compagni di cammino, che gli
erano stati dati".L’omelia si è conclusa con un invito a non disperdere il patrimonio di fede
lasciato da don Giussani:
“Sentite bruciare in voi il desiderio di testimoniare in ogni circostanza,
in ogni ambiente, in ogni rapporto, la bellezza e la letizia che Cristo immette
nell’esistenza, riscoprite l’impeto della missione che ha come orizzonte il
mondo intero, e che vibra del desiderio che i nostri fratelli uomini possano
conoscere, amare e seguire Gesù Cristo, vivente e presente qui e ora nella sua
Chiesa. La semplicità e la passione nel vivere la fede, là dove siete e vivete,
è il contributo che potete dare alla vita della nostra Diocesi e che mi attendo
da voi”.
Filippo Cavazza