Rosangela Mattei
PAVIA. E’ stata rifondata ieri 26 maggio presso lo studio del notaio Maria Terese Salomoni l’Associazione Partigiani Cristiani, APC che in origine venne costituita da Enrico Mattei nel 1947.Per l’occasione era presente, giunta da Matelica dove vive, anche la nipote di Mattei, Rosangela autrice fra l’altro del libro “Enrico Mattei, mio zio”, e accompagnata dal marito il chirurgo Alessandro Curzi. Erano inoltre presenti il presidenze nazionale Raffaele Morini e il segretario nazionale Marco Miconi, il cavalier Renzo Bertazzo, il tesoriere nazionale Francesco Schira ed il socio, ex vicepresidente Emanuele Gallotti. Per un anno i firmatari del nuovo rifondato sodalizio che riporta in vita le indicazioni del fondatore Mattei, saranno questi i nomi che guideranno l’associazione APC : Raffaele Morini presidente confermato, vicepresidente Rosangela Mattei, Renzo Bertazzi e Francesco Schira mentre Marco Miconi sarà segretario e tesoriere.
Quest’anno servirà per accompagnare l’associazione alle elezioni di un nuovo direttivo in applicazione dello Statuto e Regolamento predisposti per evitare il ripetersi di quanto avvenuto in un recente passato e che ha portato alla decisione di rifondare l’APC restituendole quella dignità e identità che sembravano essersi dissolte e confuse in una situazione poco chiara e confusa che ha gettato non poche ombre sull’immagine dell’Associazione. Come mai, infatti, si parla di rifondazione dell’APC? E come mai si decide di coinvolgere anche la nipote di Mattei, come a voler far capire la volontà di tornare ai valori fondanti e a ristabilire un rapporto con la vera storia dell’APC, che sembrava andato perduto?
Ci aiuta a ricomporre un mosaico complesso proprio il professor Emanuele Gallotti che ha seguito da protagonista il dipanarsi di una vicenda che rasenta per certi versi, l’assurdo.
Fu così che il 17 ottobre 1999 a San Donato Milanese si celebra il processo che decide fra l’altro di posizionare la sede nazionale dell’APC a Pavia, in piazza Castello 28. Mai decisione sollevò più critiche da parte degli oppositori sconfitti, i golpisti, per l’appunto come li definisce Gallotti. E per cercare di ricucire uno strappo che in effetti non piaceva a nessuno e che anzi, faceva un danno d’immagine non indifferente, , entrò in gioco anche la FIVL la Federazione Italiana Volontari della Libertà nell’ambito della quale rientrano tutte le associazioni cattoliche, quindi anche l’APC. “Alla guida della FIVL c’era il senatore Alessandro Canestrari che indisse a Pavia il 21 ottobre 2001 un congresso straordinario nella sede dell’allora hotel Ariston – ricorda Gallotti -. E fu in quella circostanza che avvenne un episodio del tutto inaspettato e assurdo. Il senatore Gerardo Agostini si presentò come presidente nazionale APC e senza che nessuno intervenisse con verifiche, riuscì ad ottenere credito. Pur non essendo mai stato iscritto all’APC insieme con un gruppo di sostenitori, che poi risultarono anche loro non iscritti, e con dichiarazioni fasulle, è riuscito nell’intento di cancellare l’APC. Aggiunse una “N” e tutto cambiò”. Il logo e il nome registrato da Agostini, era infatti “ANPC” Associazione Nazionale Partigiani Cattolici e la sede era a Roma in piazza Adriana,3. E una “n” in più fece molta differenza se è stato necessario rifondare l’originaria APC per poter finalmente mettere fuori combattimento il gruppo di nuovi golpisti ed ottenere il riconoscimento ad ANPC di essere l’unica Associazione Partigiani Cattolici con diritto di esistere.
Emanuele Gallotti
Ma come si può lasciar trascorrere inutilmente, tanti anni permettendo a chi non ha titolo di rappresentare APC, e quindi è un usurpatore, di prendere il posto che spetta ad altri e fare quanto meglio crede? Non le sembra un atto di dabbenaggine? “Ci sono alcune considerazioni da fare. Anzitutto non si è mai voluto fare rivalse contro nessuno – risponde Gallotti – e si è sempre pensato che cristianamente, fosse giusto offrire il modo di ravvedersi e di ricomporre le fila del gruppo”. Inoltre, non è vero che il tempo è trascorso invano. Abbiamo cercato più e più volte il dialogo per far ragionare i golpisti; abbiamo indetto due congessi per trovare con loro un accomodamento ma a quanto pare possiamo dire che è stato tutto inutile. Da qui la decisione di rifondare l’APC secondo i parametri originari coinvolgendo direttamente la nipote di Mattei a garanzia della volontà di tutti noi di far risorgere quello che Mattei aveva voluto e fatto. Inoltre Morini ha sempre cercando di parlare a Giovanni Bianchi che prima come ex presidente ACLI e poi come presidente ANPC non ha mai risposto alle sollecitazioni di Morini affinché la cosa si risolvesse senza scandali e scontri”. Dunque la decisione irrevocabile di ripartire da capo con le idee e la volontà iniziali: “L’APC ha ritenuto doveroso tutelarsi e tutelare i propri iscritti e la propria immagine – conclude Gallotti – e da qui la decisione del passo di oggi, rifondando se stessa”.Adesso dunque c’è tempo e modo di riorganizzarsi e ripartire da capo gettando a mare le zavorre dannose ad APC.
(mpa)