PAVIA. La Cub non parteciperà allo sciopero della grande distribuzione del 7 novembre.
Creato il 02 novembre 2015 da Agipapress
PAVIA. La Cub non prenderà parte allo sciopero della grande distribuzione previsto per il 7 novembre, un grande sciopero di supermercati e centri
commerciali, una protesta decisa
a livello nazionale ma che riguarderà anche le strutture locali.
Dopo due anni di negoziato per la definizione di un Contratto
Collettivo Nazionale di Lavoro, le trattative sembrano essersi interrotte
a causa delle rigidità e dell’atteggiamento dilatorio mantenuti da
Federdistribuzione. L’associazione non solo si è rifiutata di prendere in considerazione
la piattaforma rivendicativa presentata da Filcams, Fisascat e UILTuCS ma si è
anche dichiarata non disponibile ad erogare aumenti salariali, così come
previsto dal recente rinnovo del Contratto nazionale Confcommercio, se non
attraverso una dilazione della decorrenza nel periodo 2016/18 senza alcuna
copertura per gli anni 2014/15.
Urge aumentare la produttività, anche a costo di determinare un grave arretramento, intervenendo su
scatti di anzianità, passaggio automatico dal V al IV livello, permessi
retribuiti, distribuzione dell’orario di lavoro e sospensione dell’incidenza di
XIII^ e XIV^ mensilità sul trattamento di fine rapporto. Tali richieste,
ribadite da Federdistribuzione anche negli ultimi incontri avvenuti tra luglio e ottobre,
avrebbero di fatto creato una distanza incolmabile tra le posizioni, rendendo
inevitabile la proclamazione dello sciopero.
La Cub, al contrario degli altri
sindacati, rifiuta di incrociare le braccia il 7 novembre.
"Sono serviti due anni per indire lo sciopero,
nonostante le richieste di Federdistribuzione fossero insostenibili fin dal
primo giorno - si legge nel volantino distribuito dal sindacato - hanno
discusso finora con gli Enti Bilaterali (che si finanziano con un prelievo
coatto dalla busta paga di tutti i lavoratori), ideando una piattaforma
rivendicativa che è una presa in giro per i lavoratori, incentrata a garantire
massima produttività alle aziende e briciole ai dipendenti. Un sindacato
veramente dalla parte dei lavoratori non dovrebbe cadere in questa trappola, ma
affermare che il vero problema della grande distribuzione è la bassa domanda,
dovuta allo spostamento gigantesco di ricchezza dai salari ai profitti. Ne
conseguirebbe la necessità di una piattaforma rivendicativa totalmente alternativa,
con forti aumenti salariali, abolizione del lavoro domenicale e festivo
obbligatorio, divieto di apertura dei centri commerciali nei giorni di
festività nazionale, democrazia sindacale con il ripristino di libere elezioni
aperte a tutti i sindacati, abolizione immediata degli Enti Bilaterali e di
tutti i prelievi coatti".
di Serena Baronchelli