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Pavia sul New York Times: capitale del gioco d’azzardo e del movimento #noslot

Creato il 28 dicembre 2013 da Antonioriccipv @antonioricci

Partire da un record negativo (quello delle spesa annua pro capite per giochi e scommesse: 1634 euro per ogni pavese) e lavorare sugli anticorpi, tanto da essere chiamati a portare la propria esperienza no slot in tutte quelle città d’Italia che iniziano ora a combattere il gioco d’azzardo.

La Pavia capitale del gioco è diventata la copertina dell’edizione internazionale del New York Times e domani lo stesso servizio uscirà negli Stati Uniti.

Pavia sul New York Times: captale del gioco d’azzardo e del movimento #noslot

Una città, Pavia, “rinomata per la sua università e per un celebre monastero rinascimentale, negli ultimi anni ha guadagnato un’altra più dubbia fama: è la capitale italiana del gioco d’azzardo”. Inizia così l’articolo del New York Times, snocciolando i dati del record: una slot ogni 104 abitanti che si accompagna a un altro dato, i pavesi sono quelli che in Italia spendono di più come puntata massima (2900 euro).

Simone Feder, psicologo della Casa del Giovane, racconta la devastazione del territorio. “Ci sono più macchinette a Pavia che nelle altre città – dice Feder – Perché proprio qui? Perché Pavia è una città ricca”. Pavia capitale del gioco d’azzardo ma anche il centro del movimento no slot: il rap “Azzardopatia” per raccontare chi gioca decine di migliaia di euro, gli adesivi da attaccare alle vetrine di quei locali che dico no alle macchinette, e poi “Vivere senza slot” il movimento pavese, che ha pubblicato da poco un libro, che per primo si è impegnato a dare voce (e a mappare) tutti quei locali in cui “il caffè è più buono perché senza slot”. Questa esperienza positiva sta diventando un esempio, come racconta Feder : “ci hanno chiamati da Trento, Siracusa, Latina per affrontare il tema delle slot. Abbiamo sempre più segnalazioni di gente in sofferenza. Il problema è che le sale giochi sono piene”. Nei bar e nelle tabaccherie c’è chi, racconta, ha rinunciato ad andare. Troppo in vista, sotto gli occhi di tutti. Nelle sale giochi si può restare nascosti. “C’è una donna che ci ha contatti – racconta Feder che ogni giorno accoglie persone che si rendono conto di essere nel pieno di una patologia – in pochi giorni si è bruciata 60mila euro. Dicono di giocare per “stare bene”, ma di fondo c’è sempre una forma di sofferenza dentro e fuori o legata alla famiglia. Questa donna ci ha raccontato che la sala giochi in cui andava restava aperta anche oltre la chiusura, dopo le 4 di notte, proprio perché lei era lì . C’è u n mondo fatto di isolamento e di solitudine». Con un altro fenomeno che prende piede: il gioco online. “Non sempre legale”, sottolinea Feder (da La Provincia Pavese).

La campagna di sensibilizzazione contro il gioco d’azzardo è importante e dobbiamo vincerla tutti insieme.



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