Pavia, una piccola grande citta’

Creato il 27 agosto 2014 da Valigia Rossa Valigia Blu @ValigiaRossaBlu

Quando rimetto piede a Pavia, mi batte sempre il cuore.

Ogni volta.

Pavia e’ stata la mia citta’ per diversi anni. Gli anni dell’Universita’, gli anni piu’ spensierati, gli anni piu’ belli.

Un turista che sia tale, in viaggio di piacere nella nostra meravigliosa penisola, non passera’ mai di qua, o quasi, troppo preso da citta’ come Firenze, Venezia, Roma, Napoli… Come dargli torto?

Eppure, un giro in questa piccola citta’ dal sapore di gioventu’ lo consiglio a tutti coloro che si sentono piu’ viaggiatori che turisti.

Perche’ Pavia ha tanto, tantissimo da offrire, e se manca di qualcosa, quel qualcosa e’ solo il mare.

Stamattina parcheggio comodamente senza pagare nulla in Area Cattaneo, adiacente a viale Matteotti. E’ agosto e qui a Pavia tutti i parcheggi della citta’ (tranne quello in Piazza del Papa, di fronte al Collegio Ghislieri) sono gratuiti. Un omaggio della citta’ a chi vuole approfittare e vivere Pavia durante il periodo estivo.

E’ un punto perfetto per cominciare il mio giringiro. Appena uscita dal parcheggio c’e’ infatti la meravigliosa Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, esempio di architettura romanica pregevolissimo. Eretta in epoca longobarda, la Basilica e’ da visitare per tre ragioni: la prima, il suo meraviglioso mosaico dorato sull’abside, il Ciel d’Oro; la seconda, la cripta contenente la tomba di Severino Boezio, filosofo scolastico citato da Dante nella sua Commedia (Dante cita anche la Basilica in questa occasione) e la terza, l’Arca di Sant’Agostino, un’imponente monumento marmoreo gotico risalente al Trecento. L’arca e’ decorata da piu’ di 150 statue e sovrasta l’altare maggiore. Una degna sepoltura per il Dottore della Chiesa, seguace di Sant’Ambrogio e influenzatore del pensiero cattolico. Sant’Agostino ha una storia molto interessante e controversa che viene spiegata ai visitatori nel Chiostro della Basilica. “Rendimi casto, ma non subito”, scriveva nelle sue Confessioni e Sant’Agostino, personaggio affascinante, riposa a Pavia da oltre un millennio grazie all’intercessione del re longobardo Liutprando.

Se si e’ studenti, c’e’ anche un motivo in piu’ per visitare la Basilica: Santa Rita da Cascia e’ la protettrice degli studenti e qui i piu’ devoti possono affidare a lei l’esito positivo degli esami. E’ chiaro che sia comunque necessario studiare sodo! I professori di Pavia non scherzano e la preparazione universitaria, sia scientifica che umanistica, e’ tra le migliori d’Italia.

A proposito di studio, lascio San Pietro in Ciel d’Oro e mi sposto verso il centro di Pavia, salutando con uno sguardo il Castello Visconteo, sede dei Musei Civici pavesi e comincio a passeggiare in Strada Nuova, la via del centro che porta dal castello fino al Ponte Coperto sul Ticino. Cammino su e giu’ per la via, o come si dice qui a Pavia, faccio le vasche in Strada Nuova e sul mio passaggio trovo il Teatro Lirico Fraschini e la pasticceria Vigoni, famosa per l’eccellente torta paradiso orgoglio della citta’. Mi fermo per un caffe’ e una fetta di dolce nella sala da te del negozio e poi attraverso la strada per entrare in Universita’ degli Studi. Un tuffo nel passato. Cammino lungo i passaggi dei cortili quadrati, facendo bene attenzione a non attraversarli (“altrimenti non ti laurei!”, lo sanno tutti gli studenti), ognuno facente parte di una determinata facolta’. Il piu’ bello, a mio parere e’ quello che si trova a ridosso tra Scienze Politiche e Giurisprudenza, il cosiddetto Cortile delle Magnolie, in primavera coloratissimo di glicini e profumatissimo di magnolie. Nostalgia canaglia…

Ritorno verso Strada Nuova passando dal cortile principale, quello prima del cortile dove si trova la biblioteca di Linguistica, dove si trovano le tre torri, vestigia medievali della citta’, detta in tempi antichi delle cento torri. I resti di queste antiche torri famigliari si trovano ovunque sparse per la citta’, molte ben nascoste nelle murature di edifici piu’ moderni. La torre piu’ famosa di Pavia e’ la Torre Civica, crollata nel 1989, i cui resti si possono vedere accanto al Duomo di Pavia, a ridosso del Broletto. Per arrivarci, devo attraversare Piazza della Vittoria, il cuore pulsante della citta’.

Attraverso la piazza del Duomo e giro a sinistra, per ritornare in Strada Nuova. Appena arrivata,mi sposto dall’altro lato della strada e alzo lo sguardo: un angelo bianco indica il Ticino. Secondo una leggenda, e’ l’angelo della vita che scaccia l’angelo della morte e salva a citta’ dalla peste.

Proseguo fino in fondo a Strada Nuova e mi aspetta il Ponte Coperto sul Ticino, vera icona della citta’. Il ponte originale trecentesco fu abbattutto dai bombardamenti alleati ma e’ stato prontamente ricostruito negli anni successivi. Una lapide cita il ricordo di un famosissimo scienziato legato alla citta': e’ Albert Einstein, che visse a Pavia nel 1905 e che nel 1947 scrisse in una lettera ad Ernesta Marangoni come abbia “spesso pensato al bel ponte di Pavia”. Pavia entra nel cuore e resta per sempre… Non bisogna essere Einstein per capirlo!

Ritorno su Strada Nuova e dirigo i miei passi su Viale Garibaldi, e poi verso un altro dei mille esempi del perche’ Pavia sia, a mio parere, la numero uno: la Chiesa di San Michele, il Bel San Michele. E’ uno spettacolo per gli occhi, per gli occhi di chi sa guardare. La facciata e’ tutta intarsiata e nonostante abbia visibilmente bisogno di un restauro conserva ancora l’aria di un vero capolavoro d’arte medievale. Qui fu incoronato Federico I Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero.

La chiesa e’ illuminata dalla luce naturale che entra dalle vetrate sulle navate. Un addetto del Touring Club Italiano mi parla dell’altare sopraelevato e mi permette di vedere quel che resta di un magnifico mosaico pagano risalente all’edificazione della chiesa che rappresenta l’anno e i suoi mesi. Appena di fronte, intarsiato nell’orrendo pavimento ottocentesco, il labirinto simbolo della tortuosita’ delle vicende della vita. L’addetto del Touring Club Italiano e’ disgustato quanto me e mi racconta che nell’Ottocento, per rinnovare l’altare avevano deciso di piastrellare e corpire il mosaico, parte del quale dopo questa operazione e’ andato completamente perduto. Mi dice che e’ un po’ un simbolo di Pavia e dei suoi cittadini, cosi’ tanto circondati di storia quanto inconsapevoli di tutto il proprio patrimonio artistico. Non posso davvero dargli torto.

Ci sono ancora cosi’ tante cose da vedere a Pavia, che e’ impossibile davvero comprimerle e farcele stare tutte in un solo giorno di visita.

E’ tempo di tornare e per farlo, riprendo Strada Nuova, e all’incrocio con Annabella, percorro il Corso Cavour. Da li svolto a destra e arrivo in Piazza Petrarca, dove ogni giorno file e file di bancarelle creano uno dei mercati piu’ belli della citta’, proprio accanto ai Giadini Malaspina.

La macchina e’ caldissima e mi aspetta un viaggio soffocante. Decido di percorrere viale Matteotti e poi viale Battisti: c’e’ ancora qualcuno che devo salutare. Alla rotonda in fondo alla strada, in tutta la sua imponenza, mi aspetta lei Minerva, la dea della saggezza, che domina la citta’. Ora posso guardarla negli occhi e sorriderle (da studente ovviamente non si puo’ perche senno’ “non ti laurei!”).

Ciao Pavia, spero di ritornare molto presto a trovarti.

Un abbraccio,

Valigia Rossa


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