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PAVIA.Le foibe all'incontro di Azione Universitaria: "Non fu vendetta politica ma pulizia etnica".Il testimone racconta.
Creato il 10 febbraio 2016 da Agipapress
PAVIA. "Non fu una vendetta politica ma una pulizia etnica". Con queste parole Danilo Ciceri di Azione Universitaria ha introdotto il dibattito in omaggio alle vittime delle Foibe e dell'Esodo Giuliano Dalmata, organizzato presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Pavia. "Parlare delle foibe non deve essere una questione di destra o sinistra, ma di storia italiana - ha aggiunto Federico Taverna, ex senatore accademico di azione universitaria e attualmente consigliere comunale a Voghera -. Non si è mai avuto il coraggio di raccontare questo tema, neanche in università. C'è ancora molto da fare per far comprendere il dramma di migliaia di italiani.
Provate a immaginare cosa significhi per un italiano rivendicare il proprio orgoglio senza veder riconosciuta la propria storia. Se queste persone non hanno mai perso l'orgoglio, abbiamo oggi più che mai il dovere di sentirci italiani".
A seguire, Gustavo Ferrara, laureato in Scienze Politiche, ha effettuato una meticolosa ricostruzione di quanto avvenuto in quegli anni avvalendosi di mappe e cartine tematiche.
Infine Luigi Del Ton, in rappresentanza della Associazione Nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia, ha portato la sua personale e toccante testimonianza di esule istriano sopravvissuto.
“All'età di 13 anni ho dovuto separarmi dai genitori per sfuggire alle persecuzioni e ai processi sommari dei partigiani titini - ha raccontato ad una platea attenta -; una volta in Italia, abbiamo trovato l'indifferenza delle istituzioni; è stato tutto molto duro ma abbiamo trovato la forza di rifarci una vita".
Una situazione frustrante e difficile da accettare e che in sala, altri testimoni diretti di quei momenti e di quelle vicende, hanno confermato sottolineando la veridicità e la drammaticità della testimonianza di Luigi Del Ton: “Da una parte c'erano i fascisti, dall'altra i partigiani. I partigiani non erano dei politici, erano degli sbandati. Ed io avendo 13 anni, ero a rischio. Ci venivano a prendere e ci mandavano a lavorare". E ha concluso ricordando come alla fine, stesse per essere fucilato e solo la prontezza di spirito di una giovane donna che, intervenendo, lo fece passare per un simpatizzante titino, riuscì a salvargli la vita. Serena Baronchelli
Provate a immaginare cosa significhi per un italiano rivendicare il proprio orgoglio senza veder riconosciuta la propria storia. Se queste persone non hanno mai perso l'orgoglio, abbiamo oggi più che mai il dovere di sentirci italiani".
A seguire, Gustavo Ferrara, laureato in Scienze Politiche, ha effettuato una meticolosa ricostruzione di quanto avvenuto in quegli anni avvalendosi di mappe e cartine tematiche.
Infine Luigi Del Ton, in rappresentanza della Associazione Nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia, ha portato la sua personale e toccante testimonianza di esule istriano sopravvissuto.
“All'età di 13 anni ho dovuto separarmi dai genitori per sfuggire alle persecuzioni e ai processi sommari dei partigiani titini - ha raccontato ad una platea attenta -; una volta in Italia, abbiamo trovato l'indifferenza delle istituzioni; è stato tutto molto duro ma abbiamo trovato la forza di rifarci una vita".
Una situazione frustrante e difficile da accettare e che in sala, altri testimoni diretti di quei momenti e di quelle vicende, hanno confermato sottolineando la veridicità e la drammaticità della testimonianza di Luigi Del Ton: “Da una parte c'erano i fascisti, dall'altra i partigiani. I partigiani non erano dei politici, erano degli sbandati. Ed io avendo 13 anni, ero a rischio. Ci venivano a prendere e ci mandavano a lavorare". E ha concluso ricordando come alla fine, stesse per essere fucilato e solo la prontezza di spirito di una giovane donna che, intervenendo, lo fece passare per un simpatizzante titino, riuscì a salvargli la vita. Serena Baronchelli
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