È il vescovo di Roma, panchen lama, pratyekabuddha, l’ultimo califfo, il sacerdote eterno di Amon Ra, il rabbino nero, lo sciamano bianco e il vicario di Cristo in terra. Decide di fare visita al Re del Mondo, un bambino che non dimostra più di 5 anni, per raccontagli la storia del mondo. Una storia che nessuno, a parte lui e il sovrano della Grande Africa, conoscono. Una storia che ogni Gene Papa conosce, in quanto impiantata nei suoi geni. Geni che fungono da Archivio Segreto del Vaticano.
E cosa racconta il Gene Papa al Re del Mondo?
Gli racconta una storia affascinante e stupefacente che sarebbe un delitto svelarvi.
Perché se anche vi accenno di cosa parla nello specifico Pax Romana di Jonathan Hickman, vi rubo buona parte del divertimento. Certo, se fate una ricerchina potreste capitare sul sito della Panini Comics, editore di questo splendido Comic Book: ma vi rovinereste l’input del racconto.
Che per carità, è solo la punta dell’iceberg.
Un iceberg grosso, che va a intaccare praticamente qualsiasi aspetto della vita del mondo, da quello sociale, a quello politico, a quello economico, a quello religioso.
Nello scrivere questo articolo mi sono posto un sacco di domande.
La ragione è semplice: quanto potevo svelare della graphic novel che più mi è piaciuta quest’anno?
Quanto potevo raccontare di Pax Romana, per spiegare a tutti voi cosa succede “in generale” all’interno del volume di Hickman?
Come potevo farvi capire che mi sono trovato davanti uno dei fumetti più belli in assoluto che abbia mai letto, e sicuramente il migliore dal punto di vista storico/fantascientifico (e come vedete, vi ho rivelato di che genere è la storia)?
Di più: prendetelo come un “articolo sulla fiducia”.
Molto spesso voi che mi seguite mi ringraziate per i libri, i film, i telefilm e i fumetti che vi propongo in questo sperduto salotto virtuale ai confini del web. Perciò, per una volta soltanto, vi chiedo di avere fiducia. Andate a colpo sicuro in fumetteria e prendete questo capolavoro senza cercare ulteriori notizie in rete.
A mia volta approfitto di questo articolo per ringraziare la persona che mi ha segnalato Pax Romana (tu sai chi sei ;) ), persona verso la quale credo che sarò eternamente grato per avermi suggerito l’uscita di questo miracolo fumettistico.
Nell’introduzione a questo fumetto, l’autrice americana Blair Butler traccia un profilo di Hickman, azzardando paragoni che, alla fine della lettura, non sono per niente azzardi. La Butler pone Hickman sullo stesso piano di Moore, Ellis e Miller. In un prossimo futuro sicuramente verrà coniato l’aggettivo hickmaniano, e questo autore sarà riconosciuto al pari di questi geni fumettistici.
Sarò sincero: io Hickman non lo conoscevo, perciò nel leggere questa introduzione ho corrugato più volte la fronte. Ma una volta concluso Pax Romana devo ammettere che la Butler, probabilmente, ha ragione.
Hickman è un genio.
E Pax Romana è un dannato capolavoro.
Capolavoro che si rispecchia sia nelle tavole (particolari, visionarie, e originalissime), che nella narrazione, intelligentissima, colta, a tratti irriverente. Hickman ha una penna finissima, e in tutto l’albo trasuda uno studio meticoloso dell’ambientazione storica in cui la storia è collocata.
Il mio consiglio è (di nuovo) quello di fiondarvi in fumetteria, tirare fuori i 14 euris dal vostro portafoglio, e portarvi a casa quello che, ne sono sicuro, diventerà un gioiello nella produzione fumettistica internazionale.
Quando avrete letto Pax Romana, sono sicuro che mi darete ragione.
Nel caso, poi, fatemi sapere.