Payback – La rivincita di Porter (di Brian Helgeland, 1998)

Creato il 27 febbraio 2012 da Iltondi @iltondi

Porter (Mel Gibson) riesce a sopravvivere al tentativo di farlo fuori da parte della moglie (Deborah Kara Unger); lei gli spara alla schiena in combutta con Val Resnick (Gregg Henry), “socio in affari” che ha deciso di tenere per sé i 130.000 dollari rapinati. Una volta rimesso in sesto, e ormai creduto morto, Porter torna con l’unica intenzione di recuperare la sua parte del bottino: 70.000 dollari. Per farlo, però, deve scontrarsi con una potente “Organizzazione”. 

Uno dei migliori ruoli in film d’azione per Mel Gibson, dopo i fasti di Arma letale (anche se negli ultimi capitoli si avvertivano evidenti segni di stanchezza). Payback mescola all’azione toni da noir metropolitano e hard boiled, per la caratterizzazione del personaggio principale, degli antagonisti e per l’ambientazione. Porter è un bastardo che ruba ai mendicanti, non lascia la mancia alle cameriere e divide gli innamorati che si tengono per mano (vedi le prime scene); Porter è anche un antieroe, cocciuto, spietato ed egoista, che pensa solo a riprendersi i suoi soldi, esattemente quelli, né un centesimo di più né uno di meno; ma Porter è anche una persona dotata di sentimenti, e lo dimostra con la prostituta d’alto bordo Rosie (l’affascinante Maria Bello). Numerose le battute dalle quali trasudano cinismo e ironia: «Le vecchie abitudini sono dure a morire: se non le elimini tu, ti eliminano loro», oppure «Fossi stato un po’ più scemo, mi sarei arruolato nella polizia pure io», e ancora «Mio padre non mi ha mai comprato una Ferrari. Me la sono dovuta rubare, la prima.» L’essenza di Porter è comunque in questo dialogo: «Quelli mi accoppano», gli dice uno spacciatore che esita nel fare i nomi di chi lo comanda; «E io invece che ti faccio?» risponde lui. Brian Helgeland esordisce alla regia con questo valido remake (di Senza un attimo di tregua, diretto da John Boorman nel 1967 e tratto da un romanzo di Donald E. Westlake), l’anno seguente alla conquista dell’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale con L.A. Confidential. Fotografia livida e pregiata colonna sonora (include pezzi come It’s a man’s, man’s, man’s world di James Brown e The thrill is gonedi B.B. King). Cast di tutto rispetto, con James Coburn e Kris Kristofferson nei panni di due boss della malavita organizzata, e Lucy Liu in versione sadomaso. Finale rocambolesco, tutto da seguire.



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