Ancora stallo nel Pd sardo. Dopo le primarie del 29 settembre scorso, che avevano visto la vittoria di Francesca Barracciu, la situazione è precipitata con l’apertura di un’indagine proprio sull’europarlamentare del Pd, indagata per peculato nell’inchiesta sulle spese pazze con l’utilizzo dei fondi per i gruppi consiliari regionali. Indagine che ha suggerito alla Barracciu di farsi da parte, con la promessa, dopo un colloquio a Firenze con Luca Lotti, della segreteria di Renzi, di avere l’ultima parola sulla scelta del nuovo nome che andrà a sostituirla nella corsa alle elezioni regionali.
Ma il Pd sardo sarà chiamato a decidere in autonomia sul nome in sostituzione di Barracciu. Dalla segreteria nazionale del partito, infatti, è stato emanato un comunicato che segnala come “sulla candidatura per la Regione Sardegna decide il Pd sardo”.
L’idea del Pd nazionale è quella di “scaricare la patata bollente” al Pd sardo, evitando di entrare in una vicenda scomoda proprio per l’indagine su Barracciu. Sarà chiamata quindi a decidere sul nuovo nome la direzione regionale del Pd sardo, che si riunirà il 6 gennaio.
Intanto si fanno i nomi di possibili candidati: Francesco Pigliaru, ex assessore al bilancio di Soru, il segretario nazionale della Fnsi Franco Siddi e il rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino. Ma non mancano anche altre ipotesi e altri nomi.
Anche il Movimento Cinque Stelle sardo è in subbuglio, dopo la decisione di Beppe Grillo di non concedere il simbolo del movimento per le prossime elezioni regionali e quindi di impedirgli di fatto di partecipare ufficialmente. Alcuni aderenti al movimento sardo hanno quindi iniziato uno sciopero della fame mirato a convincere Grillo a concedere il simbolo. La richiesta è anche coadiuvata con la volontà di “selezionare democraticamente i candidati da inserire nella lista”.