No. Non ci sto come uomo di sinistra ad essere tacciato di puritanesimo e moralismo. Nel mio credo politico è iscritto la libertà di comportamento e il rispetto dell’altro, il senso di responsabilità e il rispetto della dignità. Uno dei motivi per cui mi sono schierato da questa parte politica è proprio per evitare che ci sia un’altra parte che possa impormi i suoi valori e i suoi comportamenti per decreto legge. Cosa afferma il cosiddetto antimoralista dell’ultima ora? Leggiamo questa risposta del premier sul sito del Popolo della Libertà: «Chi, come voi dite, predica una Repubblica della virtù, con toni puritani e giacobini, ha in mente una democrazia autoritaria, il contrario di un sistema fondato sulla libertà, sulla tolleranza, su una vera coscienza morale pubblica e privata. Io, qualche volta, sono come tutti anche un peccatore, ma la giustizia moraleggiante che viene agitata contro di me è fatta per ’andare oltre’ me, come ha detto il professor Zagrebelsky al Palasharp. E’ fatta per mandare al potere attraverso un uso antigiuridico del diritto e della legalità, l’idea di cultura, di civiltà e di vita, di una élite che si crede senza peccato, il che è semplicemente scandaloso, è illiberalità allo stato puro». Il ragionamento è molto semplice: siamo tutti peccatori, per cui chi si è senza scagli la prima pietra. Tradotto: mi perseguitano per i miei innocenti peccatucci, perché non sanno a cosa attaccarsi. Ora dal momento che le élite non riescano a sconfiggerlo politicamente, allora s’affidano a soluzioni extraparlamentari: la magistratura, in primo luogo, che leninianamente assume la funzione di “avanguardia rivoluzionaria” al fine di scardinare il “voto popolare”.
Anzitutto, andiamo al primo punto: io non mi credo peccatore semplicemente perché non credo alla categoria del “peccato”. Non sono cattolico, non ne seguo i precetti. Il peccato è una categoria a me estranea. Si commette peccato, nella morale cattolica, quando all’amore di Dio si sostituisce l’amore per qualcosa di terreno: il sesso, il cibo, il denaro, ecc. Io amo i beni terreni e materiali (come scrivono i cattolici), perché amo la vita, ma come ogni uomo prudente non amo gli eccessi, che quando arrivano agli estremi danneggiano il corpo. Non li amo non perché ho timore di fare peccato, ma per evitare di “danneggiare” il corpo. E ogni volta a decidere cosa danneggi il corpo voglio essere io, in piena libertà di coscienza. Non mi piace che siano i moralisti cattolici a deciderlo al posto mio. E se io pretendo il rispetto altrui delle mie scelte è perché io rispetto le scelte altrui. Così, se sono disposto a rispettare le idee altrui, pretendo che l’altro rispetti le mie idee. Magari ci confrontiamo, ognuno con le sue argomentazioni ragionevoli, e alla fine possiamo anche cambiare idea. Chissà. Se vedo che l’altro ha argomenti più ragionevoli dei miei sono disposto a rivedere le mie. Ma non amo gli attacchi alla persona, non amo che qualcuno anziché criticare nel merito le idee critichi la persona, il suo stile di vita, le sue origini, la sua appartenenza. A meno che non lo faccia per richiamarlo alla coerenza tra il dire e il fare. Significa richiamare l’altro alle sue assunzioni di responsabilità: se affermi la validità di un principio poi devi essere conseguente nella sua applicazione. Altrimenti, non hai nessuna necessità di credere a quel principio. Allo stesso tempo devi renderti conto che ogni principio assunto vale nella tua sfera soggettiva. Non puoi pretendere di imporlo agli altri perché lo ritieni valido assolutamente. Infine, se sei classe dirigente hai i mezzi necessari per convincere il maggior numero possibile di pensarla allo stesso modo, ma come tale sei anche consapevole che esisterà una minoranza per quanto piccola che non riuscirai a convincere, e alla quale non puoi imporre le tue convinzioni con decreti legge. Se tu pretendi come legislatore da me come cittadino che io rispetti la legge, il codice penale, io come cittadino pretendo che anche tu rispetti la legge e il codice penale. Magari su tante leggi fatte da te legislatore neanch’io come cittadino sono d’accordo, ma la rispetto comunque e poi magari mi batto con i miei modesti mezzi per poterla abrogare o modificare. Ma finché vige io sono tenuto al suo rispetto. Ma anche tu, come legislatore, devi rispettarla.
Sono d’accordo con il premier quando afferma che «una democrazia autoritaria» è «il contrario di un sistema fondato sulla libertà, sulla tolleranza, su una vera coscienza morale pubblica e privata». Ma chi ha vietato in Parlamento la fecondazione assistita eterologa? Chi ha vietato l’abolizione degli ordini professionali? Chi ha vietato la libertà di scegliere di mettere fine alle proprie sofferenze? Chi porta in Parlamento e nelle commissioni leggi che impongono la censura preventiva alla libertà di espressione? Chi ha votato la legge sulla prostituzione? Chi impedisce in Parlamento la possibilità di vedersi riconosciuti le coppie di fatto? Chi ha votato le leggi più severe sull’uso delle droghe leggere? Chi vuole eliminare il diritto allo studio? E l’elenco potrebbe continuare. No, qui non ci sto: per fare un favore a una Chiesa (che ha perso ogni autorità morale per imporre alla coscienza dei suoi fedeli alcuni precetti) hanno limitato la libertà decisionale dei cittadini. Facendo strame del senso di responsabilità e di libertà. Insomma, una proposta politica che a tutti gli effetti ha fatto di tutto per far sentire i cittadini più peccatori che “trasgressori” della legge, adesso che (una parte) si ribella perché crede che qualcuno abbia trasgredito la legge, viene tacciata di moralismo, non cattolico, ma “giacobino”! Già, perché se una cittadina qualsiasi pratichi la fecondazione eterologa (in Italia) trasgredisce la legge e commette pure peccato, quindi oltre ad essere giudicata dal codice penale viene giudicata anche da quello cattolico. In pratica, ciò che la Chiesa considera peccato viene “spacciato” per reato. Perciò non possiamo sorprenderci se alcuni “reati” vengono considerati semplici peccati da chi presumibilmente li commette. Però, anche qui dobbiamo pretendere la coerenza: la donna che trasgredisce la legge viene “punita” per il reato commesso o per il suo “peccato”? Perché allora non considerarle semplici peccatrici e s’abroghi la legge sulla fecondazione assistita? Perché non posso parlare anche in questo caso di persecuzione morale nei confronti della donna che pratica la fecondazione eterologa? Ebbene, io credo che si tratti di una persecuzione morale, ma finché la legge è vigente chi la infrange commette reato. Ma quando a commettere reato sia chi ha fatto la legge non si comprende per quale ragione bisogna pensare che si tratti di persecuzione morale o di un peccato, e quei cittadini che esigono che si venga giudicato come “trasgressore” diventino all’improvviso “moralisti” o “puritani”: le leggi o valgono per tutti o per nessuno. Anche la donna considera una persecuzione morale obbligarla ad evitare la fecondazione eterologa, ma è consapevole come cittadina che se la pratica commette reato, e quando effettivamente l’ha praticata e viene accusata di questo reato, a lei non è dato modo di difendersi sostenendo di aver commesso tutt’al più un semplice peccato. Perché in questo caso alla donna non è offerta la possibilità di dire che l’accusa si basa più su un senso della morale e del peccato anziché sul codice penale? Anche lei potrebbe difendersi sostenendo di aver commesso tutt’al più un peccato ma non un reato. Perché a lei non è concessa questa difesa? Perché sappiamo che al senso di peccato, se ci si crede, si risponde con la propria coscienza; per il reato, invece, si risponde alle leggi dello Stato. Quando anche a noi cittadini sarà offerta la possibilità di sostenere che le accuse di reato sono in realtà peccati o una persecuzione tutt'al più di tipo morale, allora, Presidente, anche noi quel giorno saremo dalla Sua parte.
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