Il Governo si è inventato la Tares la quale dovrà coprire al 100 per cento le spese riguardanti i rifiuti e non più all’80 per cento circa, come avveniva con la Tarsu. La nuova tassa dovrà coprire anche i costi di altri servizi, come il mantenimento della polizia locale, la manutenzione stradale e del verde, la illuminazione pubblica, dove vi è uno spreco del 40%.
La gestione dei rifiuti nel nostro Paese si pone come una questione piuttosto complessa, difficile da far giungere ad una soluzione definitiva. Il quadro è reso ancora più articolato dai costi notevoli che devono essere sostenuti per portare la spazzatura all’estero, nei Paesi in cui andrà incenerita. I prezzi non possono certo lasciare indifferenti. Basti pensare per esempio che spedire i rifiuti dalla Campania in Olanda, per essere adeguatamente smaltiti, costa 110 euro a tonnellata. Il prezzo è pari a trenta euro in meno del denaro necessario per trasportare con i tir i rifiuti in Puglia. La situazione è comunque piuttosto variegata da regione a regione.
I costi dello smaltimento variano da zona a zona: 70 euro a tonnellata a Roma, 120 euro per Pecol dei Lupi e circa 200 euro nelle regioni del Nord e in Sicilia. La realtà è che utilizzare la discarica costa ancora troppo poco. Facendo una media nazionale di 100 euro a tonnellata, ogni anno buttiamo dalla finestra un miliardo e mezzo di euro, anche perché quei rifiuti sono irrecuperabili; persi per sempre.
In tutta Italia sono stati spesi otto miliardi e mezzo per la gestione integrata dei rifiuti. Cifre che pesano nell’economia nazionale, a differenza degli altri Paesi europei, dove le cifre per il conferimento dei rifiuti in discarica costa molto meno: 65 euro a tonnellata in Belgio, 20 – 30 euro in Olanda, 3 euro e mezzo in Portogallo, perché questa differenza così marcata?
L’approccio non ideologico ai temi ambientali, specialmente se riferito ai rifiuti, è indispensabile se si vuole trattare l’argomento in termini razionali. Per diminuire la produzione di rifiuti, diretti od indiretti, va da sé che bisogna ridurre i contenitori ed imballaggi, programmare meno rottamazioni, migliorare ed aumentare il ripristino e le manutenzioni, produrre e far consumare meno cose spesso inutili; non ci sono dubbi che tutto ciò riduce il residuo e minori sono i problemi legati al loro trattamento sia che si tratti di residuo riciclabile da riportare a bene utilizzabile sia che si tratti di residuo inutilizzabile e quindi da smaltire in discarica o da destinare alla produzione di energia. Vorrei ricordare che noi abbiamo il costo dell’Energia che è il 31.7% superiore alla media Europea.
L’ ideale è individuare quelle soluzioni possibili che producano i minori oneri ed i maggiori vantaggi, per questo mi pare essenziale, per trattare i rifiuti non riciclabili, l’introduzione di quegli impianti che realizzano la dissociazione molecolare ad elevatissima temperatura che, operando in camera stagna e in assenza di combustione, garantiscono contro le emissioni di fumi in atmosfera ed il riuso delle scorie rese inerti dalla loro vetrificazione.
Attraverso il sistema del dissociatore molecolare riesce a trasformare in gas il 99,96% dei materiali organici, va da se, che pur potendo trattare qualsiasi tipo di rifiuto dal tal quale al monocomponente, maggiore è la quantità di materiale organico introdotto proporzionalmente maggiore è la quantità di gas ed energia ottenuti. Gli impianti di decomposizione molecolare, proprio per le caratteristiche positive
(emissioni tossiche: zero, eliminazione della discarica, produzione energetica), hanno grande applicazione nel mondo, Europa compresa, mentre in Italia incontrano difficoltà e di ciò non si comprendono le ragioni specialmente se le motivazioni sono date da mancanza o carente sperimentazione. Fin da ora però, penso, le autorità di competenza, a cui anche la Conferenza dei Servizi del FVG deve dare il proprio contributo, devono mettere in cantiere subito un impianto di gassificazione dei rifiuti, naturalmente ad emissione zero, anche se di ridotte dimensioni ( il sistema essendo modulare può lavorare anche 5 Ton/giorno), per trattare residui eccedenti , rifiuti speciali o monocomponenti o servire alla bisogna di comuni scoperti di servizio. Una simile iniziativa potrebbe essere una risposta molto significativa alla costante ricerca della miglior soluzione per eliminare in positivo elementi di scarto di cui, nolenti, ci dobbiamo liberare.
La sfida che oggi abbiamo davanti non può essere affrontata con la disarticolazione del sistema, ma deve essere finalizzata a: generalizzare le migliori pratiche; riformare e pianificare il sistema; ridurre l’ indebitamento; evitare il dissesto economico di tantissimi comuni. Avventurarsi per una strada impraticabile giuridicamente e tecnicamente, ci porterebbe solamente ad accumulare altro debito di gestione, solamente a vantaggio degli oligarchi delle discariche che vedrebbero “mantenuto” in modo costante il flusso dei rifiuti.