Inoltrandoci verso questo nuovo orizzonte, è bene ribadire che i ri-medi che in questo spazio-blog presentiamo hanno un valore descrittivo e prescrittivo strettamente teorico e, affinché siamo mandati adeguatamente ad effetto, dovrebbero essere attentamente sagomati sul profilo di ogni coppia: persona per persona, amore per amore (se no io che ci starei a fare?). Insomma, come quelle scritte che compaiono in sovrimpressione in certi programmi televisivi: "non fatelo a casa da soli!".
Questa precauzione, lungi dal segnalare la pericolosità del fai-da-te, ne vuole ribadire invece la complessità, dettata anzitutto dalla fase di confusa transizione in cui siamo immersi dove l'amore, come abbiamo più volte ribadito, annaspa in mezzo a un guado: trascinato da una parte dalle correnti del passato che hanno nutrito e nutrono un'idea dell'amore che, dall'altra parte, le correnti del presente faticano a capire e contemplare. Una fase, insomma, in cui, diverse e molteplici questioni (vedi, tra i tanti, il post "Ti amo...da lontano"), sembrano aprire le danze della crisi non più dal classico: “Non ti amo più” ma, per quanto non sempre consapevolmente, dall'insolito e post-moderno: “Io non so più come amare”.A partire da questa affermazione, che spesso emerge sulla scena della mediazione, si fa largo, a mio avviso, la necessità di una "pedagogia dell’amore di coppia" che si configura come percorso-dispositivo non solo per affrontare la "crisi d'amore" ma anche, e forse soprattutto: per anticiparla, prevenirla e, potenzialmente, per fare davvero di ogni amore una storia vissuta, fino in fondo ai suoi confini e oltre i suoi confini, con pienezza, rispetto, consapevolezza, ossia con quella partecipazione capace di generare un produttivo benessere evolutivo per ognuno degli attori che vi sono coinvolti -ivi compresi gli eventuali minori.
Obiettivo di questa pedagogia dell’amore di coppia non è, cioè, quello di muovere riflessioni o escogitare strategie affinché le coppie non si separino o stiano insieme il più a lungo possibile, bensì che ogni coppia e i suoi singoli componenti trovino il modo migliore per vivere la relazione amorosa quale continua occasione di crescita, generatrice di felicità potenziali.Nell'ambito della mediazione questa pedagogia dell'amore di coppia, trova modi e tempi in quei percorsi che, insieme ai colleghi Mariateresa Legato e Michele Stasi, abbiamo battezzato: "Mediazione coniugale" (un procedimento già in uso, seppur in forma differente, negli Stati Uniti col nome di: "marital mediation") e di cui ci occuperemo nel prossimo post.