Pedro J. Ramirez lascia la direzione di El Mundo, per crisi economica e per pressioni politiche

Da Rottasudovest
Pedro J. Ramirez lascia oggi la direzione di El Mundo, il secondo quotidiano spagnolo, da lui stesso fondato, 25 anni fa. La notizia girava a Madrid già da tempo. I siti confidenziali raccontavano delle difficoltà economiche del quotidiano, afflitto da prepensionamenti, casse integrazioni e contratti sempre più precari, e rivelavano che all'uscita del direttore mancava solo l'accordo sulla liquidazione, circa 20 milioni di euro. Pedro J, sempre attivissimo su Twitter, per lanciare Orbyt, la scommessa digitale su cui aveva puntato per fare uscire El Mundo dalla crisi, smentiva con leggerezza, senza smentire, rispondendo cose come, Sciocchezze, Lascia perdere, a chi chiedeva delucidazioni. Ma si raccontava anche delle enormi pressioni che il Governo stava facendo su Unidad Editorial, la società che controlla El Mundo ed è una controllata dell'italiana RCS, affinché si liberasse del carismatico Ramirez. Da tempo la linea politica di El Mundo, giornale tradizionalmente di centro-destra, stava danneggiando il PP, con le rivelazioni sul caso Bárcenas, l'ex tesoriere che gestiva una contabilità in nero, o sul caso Blesa, il presidente della CAM, molto amico di Aznar e adesso in attesa di processo per aver gestito allegramente il denaro della casa di risparmio. Tra i segnali della rottura dei rapporti del PP con Ramirez, l'assenza di membri del Governo e dello stesso partito alla consegna dei Premi di giornalismo del quotidiano, a cui Mariano Rajoy e i suoi uomini non erano mai mancati. E, soprattutto, la vistosa assenza di rappresentanti del PP alla mediatica presentazione di Orbyt, e la massiccia presenza di autorità (con tanto di Principi delle Asturie) alla contemporanea festa per i 25 anni de La Razón, quotidiano conservatorissimo e monarchico. Negli ultimi tempi, soprattutto su Twitter, Pedro J. aveva cercato di accentuare la sua immagine di giornalista indipendente, che svela gli scandali della destra e della sinistra. Aveva anche lasciato intravedere la grande passione per la Rete e la convinzione che il futuro dei media, delle news e dei quotidiani passi necessariamente attraverso il web e la fine del tutto-gratis che impera su Internet. A Madrid si sussurra che, a 60 anni suonati e con la passione per il suo mestiere intatta, Pedro J. sia pronto per l'ennesima avventura editoriale, stavolta tutta digitale. Negli anni 80, il PSOE riuscì ad allontanarlo da Diario 16, uno dei pochi newsmagazine spagnoli, per i velenosi articoli che gli dedicava. Licenziato, fondò El Mundo e contribuì alla caduta di Felipe Gonzalez, svelando gli scandali del Governo socialista. Ha sostenuto la matrice etarra dell'attentato dell'11 marzo 2004 alla stazione di Atocha, a Madrid, cercando di indebolire il Governo Zapatero sin dalla nascita; è favorevole all'applicazione di una politica dura nei Paesi Baschi, che non preveda l'avvicinamento dei terroristi in carcere a Euskadi né alcun negoziato finale con l'ETA; ha iniziato a criticare il Governo del PP su quasi tutti i temi, fino alla scoperta delle trame di corruzione, al rifiuto della nuova proposta di legge sull'aborto, all'insofferenza per l'immobilismo di Rajoy sui temi economici, sull'indipendentismo catalano e basco, sugli scandali di corruzione. Queste critiche, insieme ai pesanti problemi economici, sono stati l'inizio della sua fine. Ieri le voci del licenziamento si sono moltiplicate e la conferma è arrivata stamattina. Pedro J ha rotto il silenzio, ovviamente su Twitter: Buon giorno 1) grazie mille a tutti per l'appoggio. Il mio prossimo libro inizierà con due versi dell'Ode a Juan de Padilla di Quintana 2) Di sabbia e sangue e di sudore coperto, vedo l'eroe che lotta e lotta invano Ma se chiedete come mi sento, rispondo: Indebolito dal tempo e dal destino, ma forte nella volontà di sforzarsi, cercare, trovare e non cedere Molti discutono adesso su quanto sia giusto, per un quotidiano, che ha buona parte della redazione licenziata o con contratti precari, pagare 20 milioni di euro (non è ancora nota la cifra esatta) al direttore in uscita. E risulta anche vagamente ironico, dato che El Mundo ha sempre criticato le buone uscite milionarie di banchieri e managers. Ma lo 'scandalo' della possibile liquidazione di Ramirez fa perdere di vista l'altra grande questione: le pressioni dell'establishment danno una mano a eliminare il direttore carismatico di uno dei  quotidiani più importanti di Spagna. Quanto è davvero libera, la stampa? This is the question, ancora una volta.


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