Abbiamo ascoltato la sua intervista in Un salto tra le pagine, ed ora ecco la sua intervista, una persona che ha sempre tanto da raccontare, esperienze diverse. Lui è Pee Gee Daniel…
Conosciamolo insieme
- Ci
ao Daniel, benvenuto tra di noi, parlaci di te..
Sono alto un metro e 86, ho gli occhi verdi e i baffi, ho 38 anni e sono padre di un campione che va per i 7 anni e che si chiama Michelangelo. Mi sono laureato in filosofia con la distinzione della lode, sono nato a Torino ma vivo in Alessadria. Nella vita ho fatto il magazziniere, l’impiegato, l’agente di polizia, il direttore di sale-slot e agenzie di scommesse, il bibliotecario e, infine, lo scrittore. Sono autore di romanzi, racconti, articoli, sceneggiature, libretti per musical, testi di canzoni e quant’altro. Se mi dessero da scrivere il bugiardino dell’aspirina scriverei anche quello. Sempre mantenendo il mio stile, questo è chiaro.
- di cosa parlano i tuoi libri?
Tendenzialmente non si tratta di romanzi di genere, dunque spaziano tra tutti gli argomenti possibili e immaginabili. Ma se li si vuole contemplare tutti quanti sotto un unico argomento, si può anche dire che, in ultima istanza, parlino della grande commedia umana, dentro cui tutti recitiamo (seppure con gradi di professionalità sensibilmente variabili).
- quanti ne hai scritti?
Facciamo prima a parlare di quelli pubblicati, che sinora sono cinque. Il primo è “Gigi il bastardo (& le sue 5 morti”, Ed. Montag, un romanzo fortemente sperimentale. Poi è venuto “Il Politico”, Ed. Golena, su cui qui non mi dilungo, visto che è già oggetto della presente intervista. A fine agosto Leucotea ha pubblicato “Lo scommettitore”, un romanzo sostanzialmente comico che tratta del mondo del lavoro, ma soprattutto – come si può capire sin dal titolo – di quegli ambienti patetici e ridicoli insieme che sono le sale di scommesse e slot-machine. Ora, ancora per Montag, è uscito un mio saggio filosofico intitolato “Il riso e il comico. Un excursus filosofico”, che intende investigare i meccanismi e le dinamiche della comicità e del suo più diretto effetto sull’umore: rappresenta anche una sorta di testo programmatico per la mia narrativa, sempre contrassegnata da uno sguardo ironico e beffardo. Ho poi scritto altri romanzi che usciranno a breve da diversi editori e di cui non mancherò di darvi tempestiva notizia.
- da dove nasce l’idea di scrivere un libro così?
Tutto iniziò da una curiosità filosofica, o scientifica se si vuole: volevo creare un personaggio perfettamente privo di capacità intellettive ed emotive e vedere che cosa potesse succedergli. Un bruto che non avesse sensibilità né empatia, e che fosse anche totalmente mancante del bene della ragione. Il problema era che un personaggio, per essere convincente, deve sempre essere calato in un ambiente che gli si confaccia e che gli permetta tutta una serie di peripezie (per ricorrere a un termine aristotelico) che mantengano una loro plausibilità. Questa location, o habitat sarebbe meglio dire nel caso specifico, mi sfuggiva. Sinché un giorno, mentre lavoravo in una biblioteca civica, non mi affacciai dal finestrone che dava sulla piazza principale, su cui si affacciava anche il municipio. Assistetti così a una manifestazione politica particolarmente pomposa e idiota. Fu allora che mi si illuminò la lampadina: quale miglior ambiente per un completo gonzo come quello che ho intenzione di tratteggiare dell’odierna politica nazionale?
- qual è la fase più difficile nella stesura di un libro?
Almeno per me sta nell’escogitarne la trama. Ho una sciagurata disposizione naturale a ritrarre caratteri, tic, idiosincrasie, comportamenti e attitudini, ma poi, perché tutto questo abbia un senso, va svolto all’interno di un plot strutturato a sufficienza da renderlo narratologicamente pregnante. Le scelte da questo punto di vista sono sempre due: una trama blanda, che permetta all’autore digressioni e riflessioni che non spezzino un susseguirsi di azioni troppo incalzante, oppure, appunto, una trama granitica, cui la scrittura si metta a servizio, bandendo bellurie e tempi morti. Personalmente cerco sempre un compromesso tra le due vie, anche se, come forse si saranno accorti i miei 25 lettori manzoniani, in cuor mio propenderei per la prima.
- il tuo editor chi è?
Il mio primo editor è Pierluigi Straneo (ovvero il sottoscritto, fuor di pseudonimo): quando rileggo ciò che ho scritto cerco di essere severissimo e finché non mi convince faccio e rifaccio quasi sino alla nausea. Poi chiaramente mi appoggio con fiducia all’editor che di volta in volta mi mette a disposizione l’editore di turno: loro propongono eventuali variazioni e poi sta a me accettarle o meno. Posso dire che sinora la collaborazione è sempre stata soddisfacente e proficua.
- i tuoi libri: dove possiamo trovarli?
Ovunque! Sui siti degli editori, negli empori e nelle librerie virtuali, in qualche biblioteca e, ovviamente, in libreria. Va da sé che la piccola-media editoria non ha la forza di diffusione delle major, quindi, se non li trovaste già esposti e presenti, ordinateli al libraio: in un paio di giorni vi arriveranno
- Che LETTORE sei tu?
Vorace! Leggo sempre quattro o cinque libri per volta. E sono fedele al motto di King in “On writing”: «Per scrivere bene si deve scrivere molto e leggere molto». Con questa piccola, ma ineludibile aggiunta personale: si deve anche vivere molto. E con quel “molto” qui si intende intensamente, ancor prima che per longevità o numero di esperienze. La scrittura parte dalla vita e ad essa deve tornare. Se questo circolo virtuoso si spezza, non avremo altro che del borioso vampirismo letterario, che parte dal già detto e dal già scritto e da lì non si muove.
- Libro scritto, parti riviste, poi la penna mette l’ultimo punto, che sensazione provi’
Quello è il momento più bello. Ciò che spinge a scrivere, o almeno ciò che spinge a scrivere me, non è tanto il piacere o il bisogno di sfogarsi, bensì il piacere di rileggere una mia pagina scritta finalmente così bene da convincermi a non toccarla più.
- Scrivi con la tastiera o carta e penna?
Un tempo scrivevo a mano e ricopiavo sul pc, ma chiaramente ci impiegavo il doppio del tempo. Sono anni che butto giù il testo direttamente sul computer, per quello mi sono dotato di un netbook, un po’ lento ma tanto leggero e ridotto nei volumi da potermi stare sempre affianco.
- I tuoi prossimi impegni?
Come già dicevo è imminente l’uscita di almeno altri tre nuovi romanzi. A parte questo, resta la messa in scena del musical “Cogli l’attimo” che ho scritto col grande Fabio Zuffanti (io alle parole, lui alla musica). Sempre per Fabio sto scrivendo testi di canzoni che usciranno in un prossimo album. Poi ci sono le presentazioni e i reading sparsi per l’Italia e, per finire, varie ed eventuali (come si scrive nelle convocazioni condominiali).
- il tuo rapporto con i social …
I social sono uno strumento e come tali vanno gestiti. Confesso di rimpiangere l’antico mondo in cui fui bambino, dove il mezzo di comunicazione più rapido era il telefono fisso e una volta usciti di casa si diveniva irrintracciabili. Tuttavia siamo obbligati a restare al passo coi tempi. I social sono divertenti, se presi nella giusta misura, ma soprattutto utili: offrono visibilità a costo zero e in più danno un risvolto più umano e quotidiano degli autori. Per esempio, mi sarebbe tanto piaciuto scambiare pareri in tempo reale su Facebook con, che so, Joseph Konrad, come ora posso fare con tanti grandi artisti internazionali che mi hanno concesso la loro amicizia virtuale.
- Hai partecipato a qualche concorso? a quali?
Sì, ho partecipato ad alcuni concorsi, soprattutto un tempo, quando neanche mi firmavo ancora con lo pseudonimo. Ho iniziato con la poesia, come quasi tutti. A 14 anni vinsi i miei primi premi. Una volta fui anche premiato da Umberto Eco. In seguito, alcuni miei racconti furono premiati e pubblicati. Da quando pubblico ufficialmente come scrittore sono talmente impegnato che trascuro un tantino questo aspetto, anche se devo dire che i concorsi italiani non mi sembra che esercitino lo stesso peso, a livello di vendite o di prestigio, che in altri paesi. Concorsi cui mi piacerebbe partecipare in futuro? Qualcosa di francese, tipo “Monsieur Mustache 2014/15” magari.
- intervistato da Destinazione Libri…perchè questa scelta?
Vi seguo e mi piacete: siete sveglie, siete simpatiche, siete preparate, siete argute e siete… donne, e questo già mi basta a conferirvi una stima maggiorata in partenza, dainveterato femminista quale sono.
- La domanda che non ti abbiamo fatto e che ti aspettavi?
Qual è il tuo libro preferito? Moby Dick! Per me equivale alla Bibbia, se l’avesse scritta William Shakespeare… Ci ho scritto pure un breve saggio filosofico al riguardo, che mi è stato pubblicato sulla pubblicazione afferente alla facoltà di filosofia di Trieste (e che potete leggere qui: http://www2.units.it/etica/2013_2/DANIEL.pdf). Il mio segreto desiderio è quello di ricavarne anche un musical, come un ulteriore omaggio pop al nostro caro padre Melville.
- Cosa ti piacerebbe rimanga al lettore di questo libro?
La carica civile che il romanzo ha, malgrado i presupposti teorici che mi hanno portato a scriverlo. Oltre a questo, il prolungato piacere per una scrittura che confido mai banale e per uno stile mai scevro da ironia e sarcasmo.
- Stai già pensando al prossimo libro?
Ora come ora ho “venduto” tutto ciò che ho scritto. Ma… qualche tempo fa un editore mi ha contattato dopo aver letto un mio libro precedente, chiedendomi un romanzo con lo stesso stile, ma privo del didascalismo filosofico e del punto di vista umoristico che tendo a inserire in tutto ciò che elaboro. Per me è una grande sfida. Sto pensando a questo romanzo da un po’ e mi si sta dettagliando piano piano nella mente. Sono certo che il giorno che riuscirò a intravederlo abbastanza bene da mettermi a lavorarci su, beh, sarà una bomba!
E con questo si chiude la sua intervista, ma continueremo a parlare di questo Autore, a breve la recensione del suo libro.
Alla prossima cari lettori
Alessandra