Pubblico con molto piacere una lettera che ho letto oggi sulla Nuova, scritta da un giovane pellestrinotto. Una lettera di passione, di orgoglio, di rabbia, di verità.
Perché c’è un’isola, come altre della nostra splendida Laguna, che resiste. Nonostante tutto e nonostante tutti. Sperando nelle promesse – da Roma e da Ca’ Farsetti – che non arrivano. Dandosi da fare.
Un’isola che, come Murano, Burano, Sant’Erasmo e le Vignole, devono avere un trattamento di maggiore rispetto da chi governa. Come investimento in territori a enormi potenzialità. Possibilmente senza essere presi per i fondelli.
Pellestrina è l’isola in cui tutto è unico. Unici perché siamo l’unico tratto di litorale dalla Romagna a Bibione senza concessioni balneari, con le barche che gettano l’ancora a due metri dal bagnasciuga, con la spiaggia più sporca del Veneto, e tutto sembra normale, soprattutto il nuotare tra benzina, eliche che girano e ancore che pesano quintali. Unici perché un bel giorno arriva la tromba d’aria, spazza via tutto, e il giorno dopo arriva qualche chiacchierone in elicottero a dire che in qualche mese tutto sarà come prima. Aveva ragione, ma a ricostruire l’isola ci hanno pensato i pellestrinotti, gente buona, che si sono rimboccati le maniche e hanno riassestato case, strade e cortili. A braccia. A spese proprie. Dal bambino al pensionato. E ora che si ritrovano con le tasche vuote per le spese sostenute e l’animo triste per essere stati traditi dalle facili promesse. Ma non solo: scuole, palasport, sedi di associazioni e di volontari sono ancora in stato di degrado. Alla faccia della ricostruzione immediata. Unici perché si dice che i pellestrinotti sono dei piangina, che sanno solo lamentarsi. Ma se a essere scoperchiati fossero stati il palasport dell’Arsenale o la sede di Comune, Provincia e Regione pensate veramente che sarebbe passato un anno senza i lavori necessari?
Unici perché abbiamo 300 metri di pista ciclabile finita e 3000 metri ancora da cominciare. Ma l’inaugurazione s’ha da fare, con tanto di rinfresco. Le promesse son promesse, e se non abbiamo la pista ciclabile almeno abbiamo i cartelli che indicano una pista inesistente. I cartelli senza pista. Ma è noto, è meglio perdere la faccia che perdere un pugno di voti.
Unici perché se fai un infarto a Pellestrina le probabilità di sopravvivere sono pari a quelle dell’Africa Subsahariana. Se andiamo avanti così Emergency costruirà un ospedale pure qui. Perché avere un’idroambulanza sembra essere troppo. Chiediamo troppo. Se chiediamo di poter sopravvivere è chiedere troppo per qualcuno. Perché sebbene ci si metta quasi due ore per raggiungere il posto di lavoro a Venezia o Mestre a qualcuno passa pure per la testa di ridurre la qualità del servizio. Bisogna tagliare, ci dicono. Bene, allora tagliatevi lo stipendio, vien da rispondere. E poi ci siamo noi, i pellestrinotti, con una pazienza infinita.
Danny Carella
giovane pellestrinotto
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