Invece la riscoperta dell'analogico nata dopo l'overdose di digitale, ha dato a questo genere di fotografia la possibilità di rinascere, come dimostra l'esperienza dell'Impossible Project che ha rimesso in produzione le pellicole "quadrotte" come quelle della serie 600 (con una nuova formula chimica, però). Ma c'è stato anche chi non ha mai smesso di produrre eccellenti pellicole istantanee, come la benemerita Fuji, che da molto tempo commercializza le Instax, una serie di fotocamere con relative pellicole rivolte principalmente a chi, con queste immaginette, vuole divertirsi, e parecchio. Nella gamma Fuji sono presenti ancora, però, le più "serie" pellicole FP, utilizzabili con le vecchie fotocamere Polaroid "peel-apart" (come le Colorpack) o con i dorsi da applicare a banchi ottici o fotocamere stenopeiche. In questo caso l'accento è messo sulla qualità. I risultati fotografici sono infatti di tutto rispetto. In catalogo c'è la FP100C, a colori (e 100 iso di sensibilità), che non ho ancora provato (ma lo farò), e la più interessante (per me) FP3000B, bianco e nero ad alta sensibilità (3000 iso).
Mentre la versione a colori restituisce, insieme alla stampa, anche un negativo perfettamente utilizzabile (anche se occorre rimuovere lo strato di rivelatore), la FP3000B mantiene l'immagine negativa sulla pellicola che avremo staccato dal positivo, come si vede nella foto sopra. Poco male: basta rifotografare o scansire la striscia (una volta asciutta: trasuda robaccia chimica!) e il gioco è fatto. Tra l'altro, il negativo ha una latitudine di posa assai più estesa del positivo, dunque con un solo scatto si possono ottenere due diverse immagini dello stesso soggetto! Non male, direi. Evviva Fuji!