Pennoni al sugo di scorfano

Da Jo

Oddio, come se non bastasse vivere con una connessione a pedale adesso Blogger cambia pure l'interfaccia per postare. Aiuto! Spero che non succeda qualcosa di strano... ci metto già un'ora per aprire Safari, che almeno le impostazioni di scrittura rimangano invariate.
Lo scorfano, che strano pesce, sembra che arrivi direttamente dalla preistoria, a volte penso che certe specie della natura è meglio che rimangano in miniatura perchè se fossero solo a grandezza umana sarebbero terrificanti.
Non a caso quando si deve commentare che una persona, donna o uomo che sia, non è propriamente una bellezza si dice che sia uno scorfano.

Ma quanto brutto è questo pesce, in misura direttamente proporzionale alla prelibatezza della sua carne?
Un ragazzo elbano, molto simpatico e grande apneista ne ha catturato uno con la fiocina dopo un paio d'ore di caccia e, visto il magro bottino alla fine della sua missione di pesca, me lo ha regalato.
Effettivamente non aveva un gran pezzatura però con qualche aggiunta sono riuscita a preparare un sughetto per condirci la pasta.
Ho scelto un formato insolito, i pennoni napoletani, che faranno risaltare il condimento a base di profumi mediterranei, come il finocchietto appena raccolto.
Ho cotto prima il pesce con cipolla e aglio, bagnandolo con un goccio di vino bianco per fargli fare un leggero fondo di cottura, poi l'ho spolpato e ho fatto il sugo.
E abbiamo invitato amici isolani a cena, approfittando della giornata di cattivo tempo.
-ricetta-
400 g pennoni
1 scorfano
2 gambi di sedano
1 cipollotto
1 porro piccolo
1 spicchio aglio
150 g datterini
olio evo
timo, finocchietto selvatico
sale
Eviscero lo scorfano e lo metto a rosolare in un soffritto biondo di cipollotto e aglio tritato.
Lo sfumo con un goccio di vino bianco, salo leggermente poi aggiungo un goccio d'acqua e copro, lasciando cuocere una decina di minuti.
Tolgo il pesce dalla padella, gli tolgo pelle e lische e lo spolpo, ricavando tutta la carne possibile, anche dalla testa.
Nel wok aggiungo ancora un goccio d'olio più il sedano tritato e il porro a fettine al fondo di cottura del pesce, quando sono ben rosolati unisco i pomodori a filetti e li lascio ammorbidire, poi condisco con un cucchiaino di sambal, le foglioline di un rametto di timo e qualche cimetta di finocchietto selvatico, e tutto il pesce. Mescolo bene prima di spegnere e tengo in caldo, quindi cuocio la pasta al dente, la scolo senza sgrondarla troppo e la verso nel wok spadellando per amalgamare i sapori.
Porto subito in tavola.
Con l'aroma di finocchietto, i pomodori e la sapidità del pesce abbiamo deciso di abbinare il Chiaretto di Giovanna Tantini, annata 2011. Un vino che incanta non solo per il colore, che assomiglia ai cieli al tramonto di questo settembre elbano, ma per i profumi di frutta e il sapore deciso.



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