Penny Dreadful: il nuovo American Horror Story nella Londra Vittoriana?

Creato il 09 luglio 2014 da Leo Sanguedinchiostro @sdinchiostro

[Prima stagione]

Che la Vita più non divida, ciò che la Morte può unire.
I tipi di Showtime hanno palesemente tentato di realizzare un prodotto che scalzasse la serie di Ryan Murphy e Brad Falchuck - American Horror Story - dal trono sui cui siede da ben tre stagioni. Questo prodotto è Penny Dreadful, ideato da John Logan. Ci sono riusciti? No, ma del resto è difficile battere una serie che fa del suo punto forte una storyline la cui peculiarità è il nonsense di certi  risvolti e che ha praticamente fatto tesoro dei modelli narrativi del genere horror per poterlo rivoluzionare a suo modo: non si tratta sicuramente di una serie impeccabile, ma è sicuramente una delle migliori  degli ultimi tempi.Penny Dreadful non è assolutamente da buttare, anzi, insieme a True Detecrive e il noeonato The Leftovers, è una delle più interessanti nuove proposte televisive del palinsesto annuale. Mi sembrava giusto chiarire innanzitutto questo punto, in quanto sin dalla comparsa del promo ci si chiedeva tutti quanti se sarebbe stata superiore alla serie della HBO, che, diciamocelo, nell'ultima stagione non ha dato proprio il suo meglio. I penny dreadful erano delle pubblicazioni periodiche nell'Inghilterra del XIX secolo che proponevano dei brevi racconti dell'orrore ad un prezzo molto basso - un penny, appunto. Si trattava di storie dallo scarso valore letterario, anche perché destinate al proletariato, ma importanti per la diffusioni del genere gotico, difatti il più noto di questi racconti è Varney il vampiro, che esercitò una certa influenza su un tale scrittore di nome Bram Stoker. 
La serie televisiva è dunque ambientata in una Londra vittoriana tipicamente ammantata di nebbia, per le strade della quale si muovono personaggi e snodano vicende che attingono a piene mani dalla cultura gotica dell'epoca. Ritroviamo infatti nomi celebri come Victor Frankestein, un giovane e pallido dottore ossessionato dal confine tra la vita e la morte, e la sua orribile e tormentata Creatura, l'etereo ed enigmatico Dorian Gray e la misteriosamente scomparsa Mina Murray. Tra di loro vi sono l'affascinante quanto oscura cartomante Vanessa Ives, il giovane americano  dal grilletto facile Ethan Chandler, in fuga dalla sua patria, e l'instancabile Sir Malcom, ex esploratore in cerca della figlia scomparsa, la suddetta Mina. La storyline si dispiega in linea orizzontale, eccetto un solo episodio totalmente dedicato al racconto di alcune vicende passate, e ciò che colpisce inizialmente è l'atmosfera generale, che non mancherà di ammaliare chi ha apprezzato film come Jack Lo Squartatore e Sweeney Todd. In particolare la carnagione pallida di tutti i personaggi, insieme alle occhiaie di Victor Frankenstein e ad un sigla piena di ragni e creaturine varie, conferiscono immediatamente a Penny Dreadful un sapore vagamente burtoniano. Il punto forte della serie sono sicuramente i personaggi, tutti quanti avvolti da un'aura di mistero che rende ancor più piacevole la scoperta della loro accurata psicologia nel corso degli episodi. Il tema portante di questa stagione sembra essere quello della colpa che, per motivi diversi, attanaglia la maggior parte dei protagonisti e che li porterà man mano a fare i conti con i mostri del passato (non solo metaforicamente). Sotto questo punto di vista sarebbe anche possibile trovare delle affinità proprio con American Horror Story: Coven, in cui campeggia come motivo centrale quello dell'inferno personale. Tra le varie performance spiccano in particolar modo quelle di Harry Treadaway e della sublime Eva Green, che fa un po' da corrispettivo di Jessica Lange nella serie targata HBO.
Ecco, a proposito della sublime Eva Green: la sua presenza è insieme la carta vincente e uno dei punti deboli di Penny Dreadful, poiché riesce decisamente a catturare lo spettatore in tutte le scene in cui è presente e regalando dei momenti di totale coinvolgimento, ma ottiene come effetto conseguente un certo calo di attenzione nei momenti di assenza, specialmente quando si ritorna a seguire il filo della trama generale. Non a caso le puntate più interessanti sono state, a mio parere, la 1x05 (Closer than sister) e la 1x07 (Possession). In particolare quest'ultima trovo che rappresenti la punta di diamante della stagione: non accadono grandi cose ai fini della storia ma gli sceneggiatori riprendono uno stilema sfruttatissimo del genere e lo ripropongono in maniera magistrale in un mix di tensione, dramma, spavento e claustrofobia, il tutto condito dal copione che fa di Penny Dreadful una serie colta, profonda e rispettosa del materiale da cui attinge. Non è raro, infatti, che i personaggi si interroghino su grandi temi come la morte, la fede e il dolore in momenti di grande impatto emotivo (vedi la scena tra Victor e Brona o nel season finale) e la maggior parte delle volte lo fanno destreggiandosi tra un verso di Keats e uno di Shakespeare. Il modo in cui vengono gestiti i personaggi "letterari" è allo stesso tempo personale e fedele alla tradizione: le loro vicende e il loro approfondimento psicologico sono allineati  ai canoni classici ma vengono comunque inseriti in un disegno più grande che collega il tutto senza cadere nell'effetto polpettone. Cosa che in una serie con tali premesse è un rischio sempre in agguato (vedi Once Upon a Time). Lo stesso Dorian Gray, che per questa prima stagione sembra rimanere un personaggio marginale, non perde comunque il fascino dell'opera originale e acquista nuovi promettenti risvolti grazie al rapporto con il personaggio di Vanessa. 
Gli stessi plausi non si possono fare alle vicende della macrostoria. La ricerca di Mina non riesce assolutamente ad interessare lo spettatore e non vi sono colpi di scena che siano effettivamente tali: (spoiler!) chi non aveva previsto sin dalla prima puntata come sarebbe andata a finire tra Sir Malcom e sua figlia?
Il modo in cui viene trattato l'horror è, a prescindere proprio dalla 1x07, quasi altrettanto trascurabile. Come ho già detto, non manca sicuramente di rispetto al genere ma si poteva osare molto di più e, sotto questo punto di vista, il paragone con American Horror Story è decisamente affossante: l'horror di Penny Dreadful genera ben poco terrore e non propone nulla di particolarmente interessante o innovativo. Per fare un esempio, la figura del vampiro risulta utile per girare qualche veloce scena d'azione per poi essere caldamente liquidata e gettata nel dimenticatoio. Alcune vicende sono velocizzate probabilmente a causa delle poche puntate a disposizione e ne deriva che spunti largamente sviluppabili come i richiami alla cultura egiziana si risolvano poi piuttosto semplicisticamente.
Detto questo, la conclusione dell'ultima puntata mi ha sicuramente lasciato l'amaro in bocca all'idea di dover aspettare un anno prima di rivedere Vanessa Ives e i suoi compagni d'avventura. Questa buona prima stagione, che probabilmente serviva più che altro a lanciare lo show e vedere come andava, si chiude con innumerevoli possibilità di sviluppo ma anche rischi di fallimento, tutto dipenderà da come si deciderà di portare avanti la cosa. Ho grandi aspettative per il personaggio del conte Dracula, la cui presenza è stata sottintesa per tutti gli otto episodi, e sono curioso di vedere come procederà la storyline di personaggio di Dorian. Mi auguro che non si esageri con l'introduzione di nuovi personaggi e a tal proposito ribadisco ancora una volta: evitiamo l'effetto Once Upon a Time!

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