"Si dice che la giovinezza è l'età della speranza, appunto perché in essa si spera confusamente qualcosa dagli altri come da se stessi - non si sa ancora che gli altri appunto sono altri. Si cessa di essere giovani quando si distingue tra sé e gli altri, quando cioè non si ha più bisogno della loro compagnia"
(Cesare Pavese)
Sembra proprio ieri, che annotavo pensieri da centosessanta caratteri, inviati a chi volevo più bene nella mia vita. Era quasi un'abitudine... una piacevole abitudine. Ora, a distanza di così tanto tempo, sento la necessità di scrivere ancora. Forse perché manca qualcosa. Faccio due conti e subito capisco quanto poco ho fatto sino ad ora, quanto avrei potuto fare e probabilmente... quanto potrei ancora fare.
Prendo un pausa, da tutto, da tutti e da me. Cerco di vedere oltre me stesso, come se uscissi dal corpo e guardassi critico ciò che accade.
Ti vedo, "amico mio".
Cosa fai? Come passi i tuoi giorni? Ma soprattutto, cosa vuoi fare del resto della vita che hai davanti? Perché, per ora, non è che abbia fatto chissà che! Hai studiato, hai lavorato, hai avuti degli amici, hai scoperto l'amore, hai conosciuto il dolore, la rabbia e la malinconia. Hai fatto le tue scelte, più o meno consapevoli, e hai deciso di prenderti alcuni impegni. Ed ora, ad un terzo della tua vita, ti ritrovi a dover raccogliere le idee e capire dove ti trovi davvero.
E' così che mi sento. Come se qualcuno mi bussasse sulla spalla domandandomi tutto questo. Facendomi i conti in tasca. Posso, da solo, capire la strada da seguire? Forse no. Per questo esistono le persone care, gli amici, i genitori, i medici, gli specialisti, gli uomini di fede, persone qualunque che hanno esperienza e quelle qualunque che hanno un pensiero, magari quello azzeccato.
Forse è il momento di fermarsi un attimo e decidere cosa fare. Farlo davvero, valutare cosa sia più importante e fissare delle priorità. Le vere priorità nella mia vita. Non sono e non lo sono mai stato, un uomo di "carattere", e forse per questo motivo ho fatto scelte sbagliate. Magari un giorno sarà la persona giusta per qualcuno, magari sarà la persona giusta per dare un consiglio a chi ne avrà bisogno. Per ora, sono un uomo qualunque, con problemi qualunque. Meglio così, no?
Sono gli eventi che cambiano la vita, ciò che ci sta attorno... e soprattutto noi stessi. E' il momento di fare un altro passo, piccolo, grande, non importa. Un passo per me, per stare meglio, per costruire qualcosa in cui credo. Vorrei volare lontano da tutto e dai tutti, per ricominciare a scrivere su una pagina bianca. Senza leggere indietro, senza pensare a cosa potrebbe essere domani. E come disse Lorenzo de'Medici, "chi vuol esser lieto sia di doman non c'è certezza".
Come un equilibrista, di destreggio nel meglio e nel peggio della vita. Assaporo con coscienza le sfumature delle parole, quelle dette e quelle non dette. Mi avvicino al cuore degl'altri più di quanto non abbia fatto in passato, come se avessi acquisito un potere di chissà quale super eroe. Come se avessi avuto accesso ad una parte nascosta del mio cervello. Sento, ascolto, penso, parlo... e non sempre dico la cosa giusta. Ma questa volta, ci rifletto e penso a come fare per sfuggire al prossimo errore. Non è facile, anzi, è difficilissimo per me. Non ho mai combattuto nessuna vera "guerra" e forse nessuna "battaglia" di rilievo. Ora mi trovo a ripristinare i miei pensieri, come un vecchi pc da formattare e portare ad uno stadio iniziale. Con me non voglio nessuno in particolare, solo qualcuno che possa ascoltarmi, che possa aiutarmi, e perché no.. magari giudicarmi.
Ho tante cose da pensare, ma poco da dire. Non riesco, non sono il tipo giusto. Amore, affetto, passione... ma nessuno che possa davvero capirne il valore. Si dice sempre che il tempo guarisce le ferite.., niente di più falso. Il tempo ti lascia la possibilità di fare tante cose che nascondo momentaneamente, quello che vorresti dimenticare.
Non dimenticare può ucciderti... ma ricordare ogni tanto può renderti migliore...
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