Il pensiero di Simona: Figlie di Diana, romanzo d’esordio di Stefania Tuveri, è una lettura a mio parere molto piacevole e scorrevole; poco più di cento pagine che si leggono velocemente, grazie anche ad un livello di suspense abbastanza alto. Una delle caratteristiche che apprezzo di più in un libro, infatti, è proprio questa: il rapido susseguirsi degli avvenimenti, che lascia poco spazio alle lunghe digressioni o ai flashback, utili, ma a volte troppo lunghi.
In questo caso il filo conduttore di tutta la vicenda è molto chiaro e si sviluppa rapidamente, in modo tale che tutte le cause e gli avvenimenti utili al fine della narrazione siano sempre presenti e vivi nella mente del lettore.
Caterina e Selene sono due sorelle molto affiatate, che dopo la perdita di entrambi i genitori vengono cresciute dalla nonna, in una località nei pressi di Milano (o proprio a Milano, la localizzazione non è precisamente definita). Nonostante ci sia qualche anno d’età di differenza tra le due, il loro rapporto è di completa sintonia: vivono praticamente in simbiosi, condividono amicizie, passioni e maggior parte del loro tempo libero. Tutto scorre nella più totale semplicità, fino a quando le due protagoniste scoprono di aver ereditato dalla nonna i poteri delle streghe: sta a loro decidere se voler accettare la Conoscenza di tali poteri e di tutte le responsabilità che ne conseguono, oppure ignorarli rinnegando la magia, nello stesso modo in cui fece la nonna.
“E’ stato strano, inquietante. Mi piacciono i film o i libri sulla magia, ma so che non esiste. Io non credo alla magia. Ora è davanti a me”
Abituate ad agire secondo responsabilità e per il bene comune, valori che erano stati loro trasmessi dai cari genitori, Caterina e Selene decidono di accettare di essere streghe, optando per la Conoscenza: da questo momento in poi niente sarà più come prima, dovranno dimostrare di avere tutte le doti per sviluppare i loro poteri e per affrontare gli avvenimenti che il destino ha in serbo per loro; dovranno studiare assiduamente il libro che la nonna ha donato loro, un libro antico tramandato di generazione in generazione sulla cui copertina è incisa una frase: “Figlie di Diana, guardate alla Luna”.
In tutta questa vicenda, svolge un ruolo importante Stefano, inizialmente un personaggio introverso, posto in secondo piano, ma successivamente di grande carisma e con in riserbo molte sorprese! Stefano è coetaneo di Selene, ma tra i due c’è qualcosa che va oltre una semplice amicizia, qualcosa che determinerà le sorti di entrambi e … non solo!
Gli ultimi due personaggi noti di una certa rilevanza sono Michele e Marta, due compagni di classe di Stefano e Selene. Il quartetto di amici condividerà esperienze segrete che contribuiranno a rendere il loro rapporto di amicizia ancora più saldo.
La vicenda narrata si svolge attorno a episodi piuttosto inquietanti: nei dintorni di Milano stanno accadendo omicidi sconcertanti, uomini fedifraghi vengono uccisi in un modo alquanto macabro e la scena che si ripete è sempre la stessa, ai cadaveri mancano brandelli di carne dalle braccia, dalle gambe e dal torace e si possono distintamente riconoscere le ossa. Chi potrebbe essere l’assassino seriale tanto crudele disposto a fare ciò? E soprattutto, perché?
Il personaggio che ho amato di più è stato quello di Selene: è la sorella minore, ma è quella che secondo me è dotata di più forza d’animo e coraggio. Agisce secondo razionalità e passione, è sempre disposta ad aiutare il prossimo e ad assecondare gli altri, ma allo stesso tempo sa capire quando sia il momento giusto per alzare un po’ di più la voce e far valere le sue opinioni.
Se dovessi riassumere attraverso le parole del testo quello che secondo me è il messaggio principale del romanzo, citerei questo passaggio:
“Che ci piaccia o no, ogni vita è legata ed è parte di quella di qualcun altro e, facendosi del male, si fa male a quel frammento della vita dell’altro che è dedicata a noi”.
Per concludere, posso dire con certezza che è un romanzo che consiglio a chi vuole farsi incantare dalla magia e farsi trasportare da una storia che coinvolge il lettore fino all'ultima pagina. Un inizio che merita. Complimenti Stefania! Noi attendiamo presto tue notizie sul prossimo lavoro!