Più dolce delle lacrime
Grazanti Editore
336 pagine
€ 17.60
ISBN 978881168404-6
Sinossi: Esiste un modo per non credere a quello che ci dicono i nostri occhi? Quelli di Josephine e del suo fratello gemello Chris sono due grandi pozze scure, due occhi color nocciola, come l'autunno. Due occhi che per i primi diciotto anni di vita non hanno mai avuto dubbi. La loro è una famiglia legata dall'amore, dalla fiducia, da precetti di fede che insegnano l'onestà e la trasparenza. Precetti che non ammettono il dubbio. Fino al giorno in cui a scuola non vengono spiegate le leggi di Mendel sulla genetica. E Josephine capisce che due genitori dagli occhi azzurri come i suoi non potranno mai e poi mai generare occhi scuri. In un primo momento la ragazza si limita a ignorare i sussurri del sospetto, fingendo di non vedere quello che ogni mattina si riflette nello specchio. Ma non ci si può nascondere per sempre di fronte a noi stessi. I dubbi la consumano per mesi e si fanno lentamente strada, finché Josephine non ne parla a sua madre. E la verità che i suoi occhi le hanno preannunciato la porta fino a Chicago, di fronte alla casa di uno sconosciuto. Il suo nome è Sadiq Mubarak e in quel volto dagli occhi scuri e dalla pelle ambrata Josephine deve cercare la strada che la porterà in un viaggio nel passato di sua madre, ma anche alla scoperta di un mondo nuovo ed esotico, il Pakistan. Un mondo che le insegna che la vera fede, al contrario di quello che ha sempre creduto, è costellata di dubbi e che niente è davvero come sembra…
Dopo il grande successo della Bambina ribelle, Nafisa Haji ci regala un nuovo piccolo gioiello. Più dolce delle lacrime è la storia di un amore proibito e di una famiglia spezzata, e allo stesso tempo una potente lezione sull'animo umano, sui legami che ci imprigionano, le scelte che ci dividono, le gioie e i dolori universali che plasmano le nostre vite giorno per giorno.
Il pensiero di Simona:
Edito da Garzanti, “Più dolce delle lacrime” è il secondo romanzo di Nafisa Haji, autrice americana di origini indo-pachistane.
La scrittrice spese gli anni della sua infanzia tra gli Stati Uniti e il Pakistan e posso affermare che il romanzo rispecchia molto questo aspetto della sua biografia. Infatti, anche la protagonista, Josephine, nel corso della narrazione, si sposta varie volte tra questi due luoghi così lontani, ma anche così simili per certi aspetti.
E’ un libro che mi ha molto colpita e che per certi versi mi ha fatto riflettere su quello che è il tema principale del romanzo, ovvero la famiglia. All’inizio del libro, Jo, allora diciottenne, chiede alla madre la verità sulla sua discendenza, perché sia lei che il fratello gemello Chris hanno gli occhi marroni, mentre i loro genitori li hanno entrambi azzurri. Il suo dubbio è legittimo ed a questo punto la madre, dopo aver posticipato per anni quel momento, si ritrova con le spalle al muro e decide di rivelare tutta la verità a sua figlia: il vero padre di Jo, in realtà, non è quel generoso e bravo papà americano con cui lei ha condiviso la sua vita sino a quel momento, bensì uno sconosciuto di origini pachistane, di nome Sadiq.
“La storia che mia madre mi raccontò me la fece sembrare un’estranea. E anch’io mi sentii estranea a me stessa”.
A questo punto, nonostante il vano sforzo della nostra protagonista di dimenticare tutto quanto ed andare avanti con la propria esistenza, la ritroviamo in partenza alla ricerca del suo vero padre e di tutta quanta la verità sul suo passato e quello del fratello gemello.
Qui inizia il vero cuore della storia, un vero excursus temporale in cui i personaggi, attraverso i loro racconti, rivivono esperienze del passato che ci insegnano a capire e conoscere le tradizioni culturali di paesi lontani dai nostri, di cui ancora io, o forse noi, sappiamo troppo poco. Jo viene in questo modo a conoscenza di familiari più o meno lontani, di cui fino ad ora aveva ignorato l’esistenza e di storie incredibili che mai avrebbe potuto immaginare.
La tecnica narrativa usata dall’autrice è diversa dai consueti romanzi; in questo caso ci ritroviamo di fronte ad un libro diviso in due parti, ognuna delle quali è costituita da capitoli aventi per titolo i nomi dei personaggi; ogni capitolo narra la stessa storia ma raccontata da punti di vista differenti. E’ un racconto comune a tutti quanti, ma in cui ognuno svolge ruoli diversi e non sempre sa dell’esistenza degli altri protagonisti che parallelamente ed inconsapevolmente fanno parte dello stesso disegno di vita.
“Queste lacrime, Sadee, sono la dimostrazione che nel mondo esiste l'amore. Le lacrime sono amare solo quando piangiamo noi stessi, egoisticamente. Quando neghiamo e dimentichiamo la dolcezza dell'amore di cui sono fatte. Quando lasciamo che il nostro dolore si trasformi in rabbia. Quando le persone piangono l'una per l'altra, invece, è una bella cosa.”
Una lettura che consiglio, perché pulita, genuina e che guarda all’interculturalità del mondo, seppur solamente in qualcuna delle sue molteplici sfumature.
Simona