Pensieri e Soprappensieri – di N.Losito

Creato il 16 aprile 2012 da Nictrecinque42 @LositoNicola

L’altro giorno girovagando su Internet mi sono imbattuto nel blog del fotografo Ben Reynolds (http://theunknownproject.wordpress.com) e, sfogliando tra le sue foto, ho trovato quest’immagine che mi ha subito colpito.

Evidentemente ero in uno stato d’animo particolare, perché nel volgere di un attimo nella mia testa si sono presentate un sacco di domande esistenziali. Ad accenderle sono state nell’ordine, l’alberello piegato dal vento, il muro bianco e, infine, il portone chiuso.

Quante volte nella vita un’avversità (il vento) ha cercato di piegare la nostra resistenza?

Quante volte ci siamo trovati di fronte a un foglio (il muro bianco ) a cercare (invano) le parole per riempirlo?

Quante volte un ostacolo (il portone chiuso) ci ha impedito di proseguire il nostro cammino?

È mai possibile che una foto possa creare tanti interrogativi quando invece avrebbe dovuto provocare solo godimento interiore, cioè quel piacere che sorge spontaneo quando ci si trova davanti a una bella opera dell’ingegno umano?

Il passo successivo è stato quello di chiedermi cosa avrà spinto Ben Reynolds a fermarsi, prendere la macchina fotografica e scattare quella foto.

Sono convinto che ad accendere la sua immaginazione sia stato l’albero ma – chi può dirlo? – per ragioni opposte alle mie. Supponiamo che quel giorno Ben fosse in pace con se stesso e col mondo, cioè in uno stato d’animo del tutto diverso da quello mio di ieri l’altro: quel sottile tronco piegato potrebbe averlo visto come una vittoria della natura sulle intemperie (o dell’uomo sulle avversità), cioè una rappresentazione visiva del famoso aforisma di Jean de La Fontaine “mi piego ma non mi spezzo” che è l’esatto contrario del detto latino “frangar, non flectar” – mi spezzo ma non mi piego…

Non vorrei avere sollevato un vespaio fra gli amici psicologi che ogni tanto frequentano il mio blog.

Esistono infatti sostenitori accaniti della forza della resilienza, cioè dell’andare avanti nonostante tutto e altrettanti adepti della saggezza degli antichi romani, cioè dello spezzarsi piuttosto che piegarsi, ma non è di questo che volevo discutere oggi.

La mia domanda è più semplice, ma allo stesso tempo più profonda: Ben Reynolds scattando quella foto ha visto solo l’albero contorto o è stato colpito anche dal muro bianco e dal portone chiuso?

Un caso fortuito il suo o lui ha ricevuto in dote la grandezza di chi non si ferma alla prima impressione e sa guardare oltre?

Mi piacerebbe chiederglielo.

Nicola