“Ma resterai lì per sempre?”
Ma come fai a fare certe domande? Non so neppure a che ora uscirò dal lavoro stasera e mi fai una domanda sul per sempre? Ma io ti ho mai chiesto se lavorerai alle Poste per sempre? Ah già, forse l’ho dato per scontato. Hai ragione. Mea culpa. Forse sono io che ti ho sottovalutato. Però pensavo che fossi felice con il tuo posto di lavoro a tempo indeterminato e il tuo mutuo a tasso fisso. Eh, mi pareva. Era quello che volevi, no? Cavolo, sono felice per te. Quindi rimarrai alle Poste per sempre? Sì, certo, magari un giorno diventerai direttore, te lo auguro. No, non ho un contratto a tempo indeterminato. In effetti sono in affitto, sì. Torno spesso in vacanza, a trovare la mia famiglia. Certo, mi mancano, ma li sento spesso. Lo so, non è la stessa cosa, ma anche loro vengono spesso a trovarmi. No, non è così lontano, solo un’ora e quindici minuti di volo. Mi mancano i bar e i funghi porcini. Non lo so se tornerò mai a lavorare in Italia. Dipende. Mah, suppongo dall’occasione, dalla contingenza, dalla necessità. Magari andrò a Singapore o a Minneapolis o a Harare. Anche se ti sembro pazza devi proprio assumere quello sguardo di disapprovazione? Non sto dicendo che tu hai scelto male e io bene, sto solo dicendo che io non ti giudico. Non commento. Non sgrano gli occhi. Vengo dal tuo stesso background e capisco il tuo punto di vista. Non lo condivido, o forse semplicemente non è arrivato il mio momento, ma vuoi scendere dal piedistallo? Ci sono stati un paio di momenti in cui ho pensato “ok, mi fermo”. Ma poi sono sempre ripartita. Sarò anche una disadattata, come probabilmente pensi, ma giuro che non sporco e non faccio del male. Adesso capisco.
Se i miei piccoli spostamenti dettati dalla voglia di crescere e sperimentare, resi facilissimi dal mio passaporto bordeaux, destano questi turbamenti, come posso aspettarmi che tu possa minimamente cercare di comprendere le motivazioni che portano un somalo a prendere la via del deserto e poi del mare per cercare una chance? Probabilmente mi risponderai che il somalo non ha nessun visto nel suo passaporto, forse non ha neanche passaporto, che probabilmente sporca e che quasi certamente farà del male. E io, nella mia piccolezza e nella mia follia di giramondo (magari), come posso confutarti? Se non vieni nemmeno verso la mia stranezza, come puoi spingerti verso la diversità più totalizzante? Mi spiace, ti devo archiviare fra quelli “che non ci arrivano”. E non è un complimento. Io mi offenderei. Te lo dico da amica. Leggiti questo libro.