Pensieri senza risposte

Da Mizaar

Stamani ho condiviso per un po’ il tempo di Italiano, mentre entrambi eravamo diretti alle nostre aule. Con la faccia stravolta mi dice: Non riesco più a dormire, di notte. Lo guardo immaginando chissà quale problema personale, poi lui aggiunge spiegando: Da quando hanno ucciso quelle persone a Parigi, non dormo più. Penso a quello che potrebbe succedere qui, ogni mattina, con tutti i nostri alunni davanti alla scuola, tutti insieme inermi, un muro unico di carne da macello… Gli dico che anch’io ho pensato e penso la stessa cosa da tempo, che ogni tanto qui, in casa, ce lo diciamo : Pensa alla facilità con la quale si può entrare in un ospedale dei nostri, pensa alla mia scuola aperta sempre, spesso senza nessuno a vigilare gli ingressi, pensa. Vuole essere, in quel momento in cui glielo dico, una sorta di consolazione, il compensare la sua ansia con la mia, mal comune mezzo gaudio. Ma così non è, non può essere. Ho letto nei giorni passati, di tutto. Tante parole, tantissime analisi, le condanne civili e quelle incivili, l’ironia facile di foto che mettono in evidenza i caratteri esteriori di popoli diversi anni luce. E proprio questa, sostanzialmente, io penso che sia la differenza, la differente forma o grado di civiltà che sorregge le menti e modella le azioni. Da una parte l’irrazionalità di modelli che si rifanno ad un mondo arcaico dove tutte le barbarie sono ammesse, senza remore. Dall’altra modelli che spesso sono pari grado incivili per forma ed esteriorità, ma che si spera sorretti da un limite oltre il quale c’è il pensiero razionale di una persona. Condannabili entrambi, fortemente, e che non possono portare nulla di buono, nella condizione di una normale tranquillità, elemento che allo stato attuale mi pare non ci sia. Ho sentito anche assimilare il terrorismo delle Brigate Rosse a quello del califfato – l’Italia dovrebbe essere esperta nel contrastare forme di terrorismo, visto che ha già vissuto l’esperienza negli anni ’70… dovrebbe. Se penso per un momento a quelli che sono stati gli anni di piombo, le azioni delle B.R. mi sembrano, confrontate agli atti di oggi azioni da educande. Solo le stragi, piazza Fontana, piazza della Loggia, l’Italicus e la stazione di Bologna sono paragonabili per numero di persone morte a quelle che questi dissennati vanno compiendo, con la differente e sostanziale modalità dell’ operare, quelle d’allora quasi asettiche, nell’esplosione di una bomba, e ancora oggi senza un reale responsabile, quelle di oggi compiute da esaltati e fanatici, intrisi di odio e violenza, morti viventi loro stessi, verso i morti prossimi alla morte che a sangue freddo ammazzano con il piglio del serial killer, persone alle quali guardare in faccia il ” nemico ” non fa assolutamente nessun effetto. Ecco qui, la differenza. La crudeltà, il guardare in faccia il nemico che stiamo per abbattere ce lo siamo lasciato alla spalle da tempo. Preferiamo il razzo o la bomba, che ci permettono l’asetticità del gesto preciso e misurato. Che quell’ordigno vada poi a cadere su bambini, donne e vecchi, non è colpa nostra, ma delle circostanze, delle guerre a cui siamo condannati per peccato primordiale. E penso allo stesso tempo, penso razionalmente, a come sarebbe se il mondo occidentale stesse a guardare, senza interferire in nessun modo, penso a come sarebbero quei territori dove sono tornati a scorrazzare come millenni fa, gruppi etnici diversi, sottocategorie di bande armate agli ordini di califfi, capi tribù e nomadi del deserto. Penso a quei bambini e donne e vecchi che non appartengono all’una o all’altra parte, che fuggono dall’orrore, dal non dover guardare in faccia il proprio carnefice nel momento in cui cala l’arma su di loro. E penso ai nostri figli, ai nostri alunni, a tutti quelli che inermi subiscono la violenza in qualsiasi parte del mondo, camuffata da guerra santa. Penso e mi faccio domande alle quali non so dare nessuna risposta.