Pensieri sparsi e un po' incoerenti dedicati a chi si sente solo...

Da Colorefiore @AmoreeDintorni
"Fra tutte le esperienze umane la solitudine è forse la sola a distinguersi per l'inadeguatezza delle cose che si dicono quando si cerca di descriverla". Sullivan
Spesso capita di "stare soli"senza provare un senso d'abbandono e di vuoto. Questo avviene quando la solitudine è una condizione voluta e cercata, quando si sente il bisogno di stare con se stessi e gli altri sono del tutto assenti dalle nostre attenzioni.In questo caso non abbiamo affatto la sensazione di essere stati abbandonati o di aver perso qualcuno. Le cose che ci circondano e le persone per noi significative sono comunque di conforto e presenti nei nostri pensieri.Sono questi i momenti per noi più creativi, più fertili perchè il viaggio all'interno di noi stessi ci permette di riflettere, di conoscere e di creare.
Esiste, invece, un'altra solitudine che ci fa sentire abbandonati da chi amiamo, senza la possibilità di comunicare con qualcuno che possa comprenderci e sostenerci. Questa condizione può anche portare in alcuni casi a condizioni di paura, depressione, ansia. Il forte senso di perdita di riferimenti esterni arriva ad essere così radicato da far perdere apparentemente anche la capacità di desiderare, provocando così un gran senso di smarrimento ed un girare su se stessi che non permette di vedere vie d'uscita. Desiderare qualcosa, avere prospettive , sogni, pensare ad un progetto da realizzare equivale a sentirsi vivi.
In mancanza di sogni si perde il contatto col mondo, con l'altro e alla fine con se stessi. Non solo il senso di abbandono nasce dalla sensazione di aver perso qualcosa, ma spesso si accompagna anche dalla mancanza di speranza nel poterlo riconquistare. Non importa se la perdita è realmente avvenuta nella realtà ma dal vissuto interiore che ci parla dell'impossibilità di riavere un'esistenza di relazione per noi appagante.Ci si nega alla vita perchè ci sembra che il dolore che ci procura sia così grande da essere insostenibile; ci rifugiamo tenacemente in un passato nostalgico che ci assorbe e tenta di non restituirci più al presente.
La solitudine è una condizione sempre più frequente e si fa sentire soprattutto con l'aumentare dell'età, col diminuire della progettualità e con l'aumentare della nostra vulnerabilità. Esiste una sproporzione enorme tra le infinite possibilità che oggi abbiamo di comunicare con altri, 'enorme desiderio che abbiamo di farlo e ciò che poi riusciamo a mettere in atto nella vita di tutti i giorni. Dietro il frastuono degli input che ci circondano si nasconde il gelo del silenzio e della solitudine, vissuta come  condizione sofferta e non scelta.
Anche se la solitudine  è un carattere essenziale dell'interiorità ed è indispensabile per entrare in intimità con il nostro essere più segreto, il silenzio che l'accompagna ci spaventa e cerchiamo inconsapevoli le compagnie più disparate ed i contesti più rumorosi per evitare le immagini minacciose e il senso d'inquietudine che associamo al silenzio della solitudine. Nello stesso tempo abbiamo bisogno di questo spazio d'esistenza, dobbiamo arrivare a vivere la solitudine come una presa di distanza dalla falsa pienezza che può trasmetterci l'essere immersi e confusi in mille impegni  perchè ogni esperienza creativa, e per creativa non si intende necessariamente un'opera d'arte, si alimenta di questo grande silenzio interiore, al sicuro di uno spazio segreto e difeso, al riparo dall'invasività e dallo sguardo indiscreto di altri. In questo spazio è possibile  interrompere le continue sollecitazioni esterne, recuperare le proprie energie e prendersi cura delle parti più fragili e vulnerabili di noi stessi.
La nostra capacità di stare nella solitudine e di renderla creativa procede parallelamente con la nostra capacità di sentire la mancanza di qualcuno, di ricordarlo, di sperare che torni e di provare dolore. Tutte le relazioni implicano periodi d'unione e periodi di separazione e non sapere convivere con la solitudine significa non poter tollerare l'assenza di chi ci ama e di conseguenza vivere male ogni relazione intima.
Tutti noi abbiamo la possibilità di vivere la solitudine come sorgente di creatività, dobbiamo cercarla come scelta per comprendere il dono che essa racchiude, permettendoci di accedere alla nostra fragilità. Nel vivere la nostra diversità non dobbiamo lasciarci dominare dal timore che venga rifiutata, perchè questo equivale a scegliere di vivere in un limbo, in cui non ci si sbilancia mai e non si accettano le sfide che l'esistenza ci propone; è un rinunciare ancora prima di mettersi in gioco.
Ho scritto queste quattro righe senza la pretesa di dire grandi verità e sicuramente con la consapevolezza di mettere tra le nostre mani un granello di sabbia del deserto...infiniti sono gli aspetti della solitudine, gli studi specifici ed approfonditi,  le indagini sulle cause della nostra incapacità di viverla per la sua potenzialità, i collegamenti culturali e con tematiche intense come il nostro rapporto con la paura della morte, i legami con la nostra infanzia, la differenza tra la solitudine maschile e quella femminile...
Il mio desiderio è quello di farci parlare in modo semplice della solitudine e di far sentire meno sole le persone che in questo momento la stanno vivendo nel suo aspetto più difficile, aprendo una porta, una possibilità di comunicare a qualcuno la propria sofferenza. A volte sono parole comprensibili  e piccoli gesti che accendono piccole luci, che aiutano a vedere e a vivere una possibilità...
Ognuno di noi può dare il suo contributo, può raccontare qualcosa, può chiedere o dare una mano...
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