La stampa nazionale pubblica le immagini grottesche degli ultimi sperperi, da caduta dell’Impero, della fiorita Regione Lazio: festini postfascisti en travesti con ancelle e maiali, in atmosfere che mescolano Gotham City al mondo rutilante descritto da Petronio. Leggiamo di un Batman obeso, legato al Cavaliere oscuro per eccesso di fondotinta, che giustiziava solo denaro pubblico. La sua stupefacente risorsa era una prebenda (a suo dire) perfettamente legale di 51.000 euro mensili netti, cui si aggiungevano cene, allegre trasferte e case lussuose: nella sola regione guidata dalla leggiadra Polverini del saluto romano – che ora parla contrita di tumori da estirpare, di vergogne collettive e di dimissioni astratte – sono scomparsi, in poco più di un anno, 21 milioni di euro di finanziamenti destinati al «rapporto tra elettore ed eletto, al corretto funzionamento dei gruppi». Se ne deduce che la politica contemporanea sente la necessità di funzionare correttamente a base di frutti di mare (cozze pelose o ostriche in base a pregiudiziali ittico-ideologiche), di viaggi già pagati di cui non si conservano le ricevute, di appartamenti di rappresentanza e di rappresentanza parassitaria.
In tanta frastornante opulenza passa quasi sotto silenzio una notizia tragica, già oggi scomparsa dai quotidiani: duecentomila pensionati dovranno restituire la quattordicesima percepita nel 2009. Si tratta di duecentomila pensionati della fascia di reddito più povera: quelli della pensione da 400 euro mensili, che scenderà a 369 per i prossimi dodici mesi. L’ente previdenziale ha già preparato, per il prossimo ottobre, le lettere con la ferale notizia. Il presidente dell’Inps Mastrapasqua, che conta di recuperare circa ottanta milioni di euro, ha precisato che la quattordicesima è una bella iniziativa ma può essere percepita solo da chi ne ha diritto, e che comunque si troverà “un modo indolore” per escogitare le trattenute. La colpa dei duecentomila pensionati è di aver erroneamente certificato di vantare un reddito inferiore a 8.504 euro annui, pari a 655 euro lordi al mese per tredici mensilità.
L’orrendo crimine dovrà essere espiato con una trattenuta da 200 a 500 euro, sulla base dell’entità dell’errore di calcolo.
Chissà a cosa si riferisce il presidente dell’Inps quando parla di “metodo indolore”: massaggio ayurvedico durante la trattenuta? Psicoterapia? Leggera sedazione prima della ricezione della lettera? Invito a partecipare gratis alle feste del Pdl travestiti da pensionati? Mastrapasqua, beninteso, alle feste partecipa anche lui: non a quelle dei Batman coatti, ma a meeting assai più sofisticati. La sua presenza è stata notata, con quelle di Elsa Fornero e di Elsa Monti, al compleanno di Maria Criscuolo, presidente di Triumph Group, monopolista di grandi eventi e del G8 all’epoca del Cavaliere oscuro dal capello sintetico. Per l’occasione è stato scelto lo scenario gotico del mitreo delle Terme di Caracalla, ancora chiuso al pubblico. Il fatto non ha attinenza diretta con la spedizione punitiva sui pensionati, ma rende l’idea del divario odioso tra sommersi e salvati nel nostro Paese. C’è tutto: l’uso privato dei beni pubblici, la separazione tra eletti e reietti, tra tecnici e pratici delle pensioni, tra chi trova monotono il posto fisso e chi non ha più un posto dove vivere.
Mastrapasqua ha la coscienza pulita. Il diritto parla chiaro, per i pensionati come per le prebende dei consiglieri regionali: le somme indebitamente percepite devono essere restituite. C’è qualcosa che stride, indigna e deprime in modo profondo nelle conseguenze sconvolgenti di una legislazione asimmetrica. Intravediamo le prospettive terree di uno Stato asociale che non riesce a porre rimedio a corruzione ed evasione fiscale ma massacra i pensionati parlando di rigore e sacrifici, invocando finanche metodi indolori.
Lo scempio illegale della Regione Lazio è insopportabile come lo scempio legale, appena sussurrato, delle quattordicesime da restituire: è il segno di una sconvolgente deviazione nella percezione dell’etica pubblica, della solidarietà e pure della legalità. “Legalità” è una parola bellissima che perde di significato quando il consigliere regionale ha il diritto di vivere nel lusso e il pensionato di essere vessato, quando si pensa che gli uni siano più preziosi degli altri. Anni di leggi ad personam ci impediscono ancora di cogliere appieno la mostruosità di una società in cui l’equità fornero-montiana è spalmata in abbondanza sui più deboli. In modo indolore, s’intende.