Pensioni anticipate e flessibilità su età pensionabile in cambio di un sistema di incentivi-disincentivi all’uscita dal lavoro
Per questo, si ipotizza un sistema flessibile per l’uscita dal mondo del lavoro. Se la
Riforma Fornero ha innalzato a 66 anni e 6 mesi l’età pensionabile per gli uomini (ed a questa stessa età dovranno tendere anche le donne entro il 2018), le stesse pensioni anticipate hanno nei fatti quasi eliminato qualsiasi possibilità di usufruire della vecchia pensione di anzianità, i cui requisiti sono stati inaspriti a 42 anni e 5 mesi per gli uomini ed a 41 anni e 5 mesi di contributi per le donne, e questo a partire da 1 gennaio 2013.
Il Governo pensa adesso di modificare la Riforma e consentire l’uscita dal lavoro con almeno 62 anni di età e 35 anni di contributi, ma con una penalizzazione che arriva fino all’8% dell’assegno mensile e che diminuisce man mano che si avvicina l’età dei 66 anni e 6 mesi. Oltre questa soglia, invece, il lavoratore sarebbe, al contrario, incentivato a restare al lavoro, usufruendo dell’importo non detratto dei contributi Inps in busta paga.
Altro incentivo potrebbe riguardare quanti, pur in presenza dei requisiti per la pensione, non lasciano il posto e accettano di trasformare in part-time il loro rapporto di lavoro, consentendo al contempo all’azienda di assumere un giovane con contratto di apprendistato o a tempo indeterminato.
Pensioni anticipate e flessibilità in uscita sono ipotesi a cui l’Inps ha già dato il suo benestare, ma che dovranno ancora trovare concretezza nelle decisioni del Governo e del Parlamento. Conti permettendo.