Il nostro settimo senso ci dice che è imminente l’irreversibilità della pensione di reversibilità. Quel 60% che spetta di diritto al coniuge superstite quando l’altro, intestatario di pensione pagata coi contributi versati nel corso della sua vita lavorativa, viene a mancare. I piani li conosciamo già: dovremo fare i conti con l’Isee, e cioè lo strumento di valutazione dei nostri averi. In pratica, dopo averci contato tutti i peli che abbiamo sul sedere e sotto le ascelle, decideranno se “meritiamo” il 60, il 40, il 20% o lo zero assoluto. Tra gli indicatori Isee c’è ovviamente la casa di proprietà, e poco importa se è costata sacrifici, lacrime sangue e mutuo. E non dimentichiamoci del gruzzoletto, quello che noi formichine abbiamo risparmiato per il “non si sa mai quando saremo vecchi”, e cioè quel denaro che abbiamo accumulato evitando pizza e cinema il sabato sera, qualche abito in più, l’auto nuova, il viaggio da sogno rimasto nel cassetto, il cellulare supertecnologico, il botulino alle labbra e alle chiappe. Qual è la soluzione? Vendere la casa di proprietà e andare a vivere in affitto. Assolutamente vietato “metter in cascina il fieno per l’inverno”: sperperate tutto fino all’ultima lira. E se un parente dovesse avere l’impudenza di lasciarvi in eredità una casetta, un rudere, una catapecchia, una stalla o un posto auto, seguite il mio consiglio, non esitate e datelo in beneficenza. In caso contrario rassegnatevi, poiché “essi” metteranno in atto lo scippo, la truffa, la rapina dei contributi versati da vostro marito o da vostra moglie mentre erano in vita. Ditemi pure che sono troppo pessimista, visionaria e anche un po’ suonata, ma il mio settimo senso dice che i diritti del popolo verranno calpestati un’altra volta, mentre quelli dei figli della casta rimarranno inalterati. Come sempre, come al solito.
Il nostro settimo senso ci dice che è imminente l’irreversibilità della pensione di reversibilità. Quel 60% che spetta di diritto al coniuge superstite quando l’altro, intestatario di pensione pagata coi contributi versati nel corso della sua vita lavorativa, viene a mancare. I piani li conosciamo già: dovremo fare i conti con l’Isee, e cioè lo strumento di valutazione dei nostri averi. In pratica, dopo averci contato tutti i peli che abbiamo sul sedere e sotto le ascelle, decideranno se “meritiamo” il 60, il 40, il 20% o lo zero assoluto. Tra gli indicatori Isee c’è ovviamente la casa di proprietà, e poco importa se è costata sacrifici, lacrime sangue e mutuo. E non dimentichiamoci del gruzzoletto, quello che noi formichine abbiamo risparmiato per il “non si sa mai quando saremo vecchi”, e cioè quel denaro che abbiamo accumulato evitando pizza e cinema il sabato sera, qualche abito in più, l’auto nuova, il viaggio da sogno rimasto nel cassetto, il cellulare supertecnologico, il botulino alle labbra e alle chiappe. Qual è la soluzione? Vendere la casa di proprietà e andare a vivere in affitto. Assolutamente vietato “metter in cascina il fieno per l’inverno”: sperperate tutto fino all’ultima lira. E se un parente dovesse avere l’impudenza di lasciarvi in eredità una casetta, un rudere, una catapecchia, una stalla o un posto auto, seguite il mio consiglio, non esitate e datelo in beneficenza. In caso contrario rassegnatevi, poiché “essi” metteranno in atto lo scippo, la truffa, la rapina dei contributi versati da vostro marito o da vostra moglie mentre erano in vita. Ditemi pure che sono troppo pessimista, visionaria e anche un po’ suonata, ma il mio settimo senso dice che i diritti del popolo verranno calpestati un’altra volta, mentre quelli dei figli della casta rimarranno inalterati. Come sempre, come al solito.