Rischio beffa per il governo: la rinuncia per ritardata liquidazione
Continua senza soste in Commissione Affari costituzionali l’esame degli emendamenti al decreto 90 di riforma della pubblica amministrazione. Al solito, sotto stretta osservazione tutte quella modifiche che potrebbero comportare delle considerevoli novità per i dipendenti, a cominciare dai Quota 96 della scuola, fino ai funzionari degli enti, soprattutto quelli in esubero.Sul fronte degli insegnanti e del personale Ata che ricade entro la categoria dei Quota 96 – ormai trasformata in Quota 101, quando non 103 – si respira un forte ottimismo. Il giudizio di ammissibilità arrivato in Commissione martedì sera spiana la strada alla pensione al primo settembre per i 4mila coinvolti nell’errore della legge Fornero.
Tra questi, però, iniziano a serpeggiare i primi malumori in relazione alle condizioni in cui verrà attribuita la pensione a partire dal prossimo primo settembre 2014. Non sono pochi, infatti, i Quota 96 a sventolare la minaccia di rimanere al proprio posto fino alla maturazione dei requisiti minimi richiesti dalla legge Fornero, e cioè altri due anni in cattedra.
Ma cosa non soddisfa esattamente i Quota 96? Sono due, soprattutto, i nodi che andranno sciolti con l’inserimento degli emendamenti nel testo previsto in aula alla Camera settimana prossima: i tempi per la liquidazione, da una parte, e il riconoscimento delle annualità extra dall’altra.
Sul primo capitolo, sembra ormai scontato che non arriverà nessuna liquidazione, almeno per i primi due anni di quiescenza a seguito dell’ormai probabile approvazione definitiva dell’emendamento nella versione attuale. Ciò significa che la maggior parte dei Quota 96 potrebbe vedersi erogato il Trattamento di fine rapporto nel 2018 e, comunque, come si diceva, non prima di ventiquattro mesi.
Dall’altra parte, il dubbio che serpeggia tra gli insegnanti più attempati è quello di dover andare in pensione come se gli ultimi due anni non fossero mai esistiti: pur se nel pieno diritto della pensione, infatti, la svista in legge Fornero aveva obbligato i Quota 96 a rimanere in cattedra per altri due anni scolastici. Ora, pare, secondo alcune interpretazioni dell’emendamento a firma di tutte le forze politiche, che i mesi di lavoro “supplementari” non vengano conteggiati ai fini dell’assegno. Insomma, come se per docenti e amministrativi il prossimo primo settembre sia quello del 2012, ma con due anni in più all’anagrafe, e di fatica sui banchi.
In merito a quest’ultimo punto, stanno arrivando, però, le prime smentite: il conteggio degli anni extra sarebbe inserito regolarmente nel conteggio dei contributi versati. In ogni caso, la partita dei Quota 96 non è ancora chiusa e, per il governo, sarebbe una vera beffa se nonostante lo sforzo di trovare 400 milioni nei prossimi 4 anni, alla fine la maggioranza dei Quota 96 finisse per rimanere al proprio posto.